Cerca in Lettere agli Amanti

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venerdì 30 marzo 2012

Case

Esistono occasioni in cui ci si deve sporgere molto più in là di dove il pudore possa consentirci. Accade per un moto dell'animo (Antonio Tabucchi ha scritto che noi latini non abbiamo l'inconscio, abbiamo l'anima), che, pur essendo in grado di controllare, lasciamo fuoriuscire commuovendoci del nostro stesso atto di generosa spensieratezza.

È per questo che non scriverò, per quanto riguarda questo post, "Riceviamo e volentieri pubblichiamo", ma mi soffermerò su cosa significhi per me l'amicizia con l'estensore del post medesimo. Abbiate pazienza, scrivo di meno, ultimamente, ma quando lo faccio temo che non possa rinunciare a essere più circostanziato.

Questa mia fortunosa amica, che non ho mai vista e con cui non ho mai parlato, mi è di sostegno come lo sono state poche persone nella mia vita. Non ci siamo scambiati che alcune, succinte letterine, ma ciò non toglie che ci siamo donati uno smarrimento e un coraggio che ci hanno aiutati a orientarci nei bui anfratti della nostra esistenza. O meglio, questo è quello che lei ha fatto per me. Spero di averla, in qualche misura, ricambiata.

Non cercate in altri post il nome che troverete in calce a questo. Firma in modi diversi, perché credo che la firma sia per lei fortemente connessa col contenuto dello scritto. È sempre lei, o meglio, è quella parte di lei che ha scritto quelle specifiche parole.

Saremmo comunque amici, se lei non scrivesse come scrive, con lieve e sorridente amarezza, con una bellezza sempre attenta ai cerchi che le sue parole muovono quando cadono nel lago della mia coscienza, agli echi che sviluppano nelle mie stupefatte sinapsi? Probabilmente no. Ma tant'è, quindi me la tengo stretta.

Quindi, non pubblico volentieri, oggi.

Le sono grato.

"Pretende il mio amico che lui non sappia cosa voglia dire voler davvero bene a una casa, che non gli è ancora capitato.

martedì 27 marzo 2012

Un giorno

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Succederà all’improvviso, quando meno me l’aspetto. All’inizio non ci farò caso, mi limiterò a sorridere più spesso. Mi accorgerò che mi piace davvero quando vedrò in lui qualcosa di buffo e di infantile. Sentirò tutto amplificato e mi stupirò che stia succedendo di nuovo. Sentirò il risveglio in ogni cosa, quando cammino, quando lavoro, quando faccio la spesa, quando stiro. Penserò che è spaventoso, che succede sempre, che devo stare attenta, che non voglio spezzarmi di nuovo. Ma poi penserò che la paura non mi può fermare, che è tutto troppo bello, che magari muoio domani e chi se ne frega. Che mi piace il suo odore quando suda, che non vedo l’ora di toccarlo, che non riesco a non guardarlo, che mi piace quando mangia, quando parla, quando beve, che con lui è tutto più bello ed è fantastico avere la mia età.

venerdì 23 marzo 2012

Contro Twitter

La semplificazione è, con certezza, adolescenziale. La complessità è, con altrettanta certezza, asse portante della maturità.

Non faccio parte della schiera di denigratori del mondo giovanile, ormai sempre più numerosa e agguerrita. Persone quasi sempre dimentiche, volontariamente, della loro gioventù e di come quegli anni esaltanti, o infinitamente deprimenti, siano quasi impossibile da decodificare quando ci si trova nel bel mezzo di essi.

Gente in malafede, che ricorda i sacrifici compiuti per arrivare al loro stato attuale di detentori del potere, ma non rammenta quanto tali sacrifici siano stati piuttosto ridotti, minimizzati da famiglie abbienti e sollecite, quanto siano ingigantiti dalla memoria menzognera che ci spinge, sempre, a identificare la nostra gioventù come un'età dell'Oro in cui tutto era chiaro e andavano avanti solo i Retti, i Forti, i Giusti.

In pratica, Noi.

Che nell'odierna pratica quotidiana, scopriamo di non essere né retti, né forti, né giusti.

martedì 20 marzo 2012

Alla mia piccola Sofia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Cara la mia piccola Sofia, è stato bello questa mattina svegliarmi accanto a te.

La tua prima volta nel lettone di mamma e papà.

Hai ragione, la mamma è stata molto determinata su questo aspetto, non te l’ho mai permesso, nemmeno quando eri neonata e piuttosto che alzarmi nel freddo della notte per allattarti, sarebbe stato più facile tenerti lì vicino a me.

Ma ho sempre pensato che quello fosse un posto sacro per mamma e papà, forse, da quando ci siete tu e Francesco, l’unico posto solo nostro. Perché voi figli avete un’immensa capacità di infilarvi dappertutto, nelle stanze come nei pensieri e nelle emozioni.

Così il papà ed io ci siamo riservati quel grande materasso solo per noi, per crollare alla sera sfiniti, ma potendoci guardare negli occhi, tenere per mano e pensare “Bene. La giornata è finita: bella o brutta, triste o allegra, ma siamo qui, ancora insieme”.

sabato 17 marzo 2012

Mentre moriva, riedizione

 

Mentre moriva non pensava che alla sua bicicletta. Verde, una Bianchi di sessant'anni prima.

Mentre moriva, solo le gomme bianche e nere, solo lo splendente manubrio, il piccolo faro tondo. È finita, pensava, devo riassumere, devo dire qualcosa a mia figlia che piange, a lei che sta qui accanto, devo lasciare un oggetto che racchiuda almeno una parte di quello che sono stato. Una parola, una frase, qualcosa. Ma devo pensarle, prima.

Niente. La bicicletta si ostinava a mostrarsi nella sala da pranzo della casa dove viveva da bambino. Appoggiata sul cavalletto, il sellino marrone, le manopole azzurre.

La visione si arricchiva di nuovi particolari, ora vedeva la carta da parati con i fregi verde pallido, il piccolo mobile che racchiudeva tutte le foto di famiglia, ordinatamente disposti in tre album con la copertina damascata.

Sentiva perfino la voce di sua sorella, morta da molti anni e allora bambina, ancora in grado di provare gioia per qualcosa.

Era il regalo della Befana. A casa sua non arrivava Babbo Natale, ma la Vecchia Signora Sulla Scopa. Era lei che portava i doni ai bambini buoni.

La notte aveva sentito suo padre montare la bicicletta e sua madre supplicarlo di far piano, di non rovinargli la sorpresa.

L'aveva chiesta lui. Ma non la voleva. Però, gli sembrava che fosse la cosa che dovesse chiedere un decenne, maschio. O almeno, che i genitori se lo aspettassero. Lui non voleva deluderli.

Mentre moriva, quindi, non stava evocando una gioia incontenibile, un ricordo straordinario e meraviglioso, ma un’incapacità, l'impossibilità di chiedere quello che voleva davvero per regalo, che non ricorda più ma che è sicuro non fosse la bicicletta.

La scena si allarga ancora, si rivede bravissimo a ridere come in preda a una felicità incontenibile, attento a mostrarsi stupefatto e incantato.

Non deve andare così, pensava, stavolta devo avere quello che voglio, devo dire l'ultima cosa, quella necessaria.

Ma non c'è nulla da fare, si vede montare sulla bicicletta, fare un goffo giro per la sala da pranzo, si vede scivolare coi pedali e suo padre che lo sorregge con il lieve dispiacere di chi vede un figlio così diverso da sé. Non riusciva a pensare ad altro.

Mentre moriva, sua figlia Giulia si avvicinava alla sua bocca. Mentre moriva le sussurrava qualcosa. Mentre moriva, la ragazza sentì bene le sue parole.

martedì 13 marzo 2012

L'amore silenzioso dei pesci che ci aspettano nel mare

Alcuni post non sono finiti, non hanno raggiunto, quando sono stati pubblicati, la loro forma estesa e definitiva. Ci permettiamo di rieditarli. Il titolo originale di quello di oggi era Acquario. Confrontateli, se volete.

Quando suo padre, finalmente, acconsente, avverte un giramento di testa così intenso che deve appoggiarsi con la schiena a una parete per non cadere.


Il genitore lo guarda, col sorriso storto di chi ha fatto una grande concessione ma perché se lo merita, è bravo a scuola, è educato, gli occhi grandi spalancati, dritti verso qualcosa che lui non sa cosa sia.

lunedì 12 marzo 2012

Chiuse gli occhi per poter tacere: storia di una bambola di porcellana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Era una bambola di porcellana, costruita unicamente per essere perfetta. I suoi grandi occhi vedevano solo la bellezza. Non conosceva violenza, nè vergogna. Era delicata, ingenua e sincera. In uno sguardo si potevano leggere i suoi pensieri, un suo sorriso poteva migliorare i tuoi.

Nessuno le si avvicinava mai troppo, temevano tutti che si potesse rompere. Così lei restava lì, dentro una vetrinetta, esposta per il mondo.

La sua perfezione, però, non le permetteva di sbagliare, di rischiare, di vivere.

Era stanca di essere esposta e di trovarsi lì per tutti tranne che per sé stessa. Così, un giorno, uscì dalla vetrinetta.

giovedì 8 marzo 2012

Festa della donna 2012

In occasione della Festa della Donna pubblichiamo "La ballata delle donne", di Edoardo Sanguineti, poeta, traduttore, letterato italiano, fra i più importanti del secolo scorso. Ne condividiamo ogni sillaba. Auguri.

"Quando ci penso, che il tempo è passato,

le vecchie madri che ci hanno portato,

poi le ragazze, che furono amore,

e poi le mogli e le figlie e le nuore,

femmina penso, se penso una gioia:

pensarci il maschio, ci penso la noia.

mercoledì 7 marzo 2012

L'uomo che cancellò il volto di Cristo

 

La Resurrezione di Lazzaro è un dipinto che il Caravaggio eseguì a Messina nel 1610. Sessant'anni dopo, nel 1670, ne venne affidato il restauro a un pittore poco più che quarantenne, Andrea Suppa, brillante esponente del tardo barocco siciliano.

L'arte del restauro era ben lungi dall'essere sviluppata e meticolosa come oggi la conosciamo. Quindi, il Suppa iniziò l'operazione trattando sì il quadro come se fosse suo, ma senza nessuna conoscenza specifica.

Per qualche misterioso motivo, sul quale uno psicanalista avrebbe oggi redatto un illuminante saggio, iniziò dal volto di Cristo. Potete intravederlo a sinistra, con la veste rossa, che ordina a Lazzaro di alzarsi e camminare, come riportato nella narrazione evangelica.

Passò un panno appena inumidito con dell'acqua sul viso del Salvatore, e accadde l'irreparabile: lo cancellò, trasformando i tratti in una indistinta macchia nerastra.

domenica 4 marzo 2012

Henna, un arrivederci


Oggi che salutiamo Lucio Dalla ci sentiamo in dovere di pubblicare la canzone per la quale abbiamo iniziato questo blog.

Da oggi la cadenza dei post non sarà più quotidiana. Una lieve inquietudine stringe il nostro cuore e crediamo che per onorare il patto che abbiamo stretto con voi dobbiamo scrivere con sincera urgenza, che al momento avvertiamo in modo intermittente.

Lettere agli Amanti continua, ma non tutti i giorni. Speriamo che sarà un'occasione per leggere o rileggere dei post che vi erano sfuggiti o che avevate particolarmente amato. Comunque, tutte le settimane avremo qualcosa da dirvi. Non abbandonateci.

Saremmo disonesti se non ammettessimo che la scomparsa di Lucio Dalla ha avuto un peso rilevante in questa decisione. Ci sembra il caso di fermarci un attimo per riflettere su quei piccioni che vedete volargli intorno nella foto. Chi sono? Dove vanno? Se partono torneranno?

Per noi, voi e loro la vita continua, per fortuna. A presto, quindi.

giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla, 4 marzo 1943 - 1 marzo 2012

Il mio debito con Lucio Dalla, come uomo e come artista, è inestimabile. Anna e Marco è stata la canzone che mi ha spinto a guardare oltre il quartiere svantaggiato dove vivevo per tentare di fare qualcosa di più e di meglio nella vita. Il testo di Tango è stata la prima cosa che ho recitato da solo in un recital con Vittorio Gassman. Fui sommerso dagli applausi, non certo per la mia bravura né perché qualcuno avesse riconosciuto la canzone, ma per la bellezza delle parole. Futura mi ha sorretto nei tempi duri in cui non riuscivo ad avere un figlio. Due ragazzi è la canzone che mi ha chiarito cosa fosse l'età misteriosa della giovinezza che stavo attraversando. 4 marzo 1943 mi ha insegnato il coraggio di essere se stessi.

Odissea

Sto rileggendo l'Odissea e mi sembra di percepirne il segreto che la rende da migliaia di anni il libro più noto e umano dell'Occidente.

L'ostinazione. Ma la parola non descrive esattamente quello che ho compreso. Nell'Odissea è instancabile il faticoso splendore della fiammella della civiltà, dell'umanissima ricerca del rimettere a posto le cose nonostante le avversità e spesso contro la logica degli eventi.

Nel libro nessuno fa una scelta di comodo, che sia o no condivisibile. L'ostinazione con cui Ulisse vuol tornare a casa è pari solo a quella con cui il dio del Mare vuole impedirglielo.

Ma ritenere che sia solo Ulisse l'eroe è erroneo. Lo è anche Penelope, Argo, Neottolemo. Lo sono perfino i Proci, ben decisi a ottenere la mano della regina e il potere.

In un libro di Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi, da cui i fratelli Coen hanno tratto un bel film, il poliziotto protagonista della vicenda a cui abbiamo assistito, sanguinosa, insensata, incivile, pervasa dalla cupidigia che trasfigura gli uomini in distruttori, alla fine si sveglia e ricorda con sua moglie un sogno che ha fatto durante la notte: in un buio profondissimo seguiva suo padre dentro una foresta terribile, pericolosa. Non vedeva il genitore che lo chiamava, ma sapeva che doveva arrivare da lui, perché egli aveva una torcia che avrebbe rischiarato le tenebre terrorizzanti che lo circondavano mentre avanzava.