Cerca in Lettere agli Amanti

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venerdì 27 aprile 2012

L'ultima notte

L'ultima notte del mondo sarà l'ultima che trascorrerà con lei.
La coincidenza lo ha stupito, ma non più di tanto. Aveva sempre sospettato che il loro amore fosse unico e sbilenco, come l'universo conosciuto, che la velocità della luce fosse superabile ma non lo fosse, che il suo modo d'arrabbiarsi fosse insopportabile e meraviglioso.
L'annuncio della fine, alla radio, durante una delle pause della stremata lite in cui avevano deciso di lasciarsi, l'indomani, era parsa la naturale conseguenza del reciproco abbandono.
Nessun luogo dove fuggire, nulla da fare per evitare il disastro.
Si guardano, dai lati opposti del tavolo, si vedono per quello che realmente sono, senza pietà e senza cinismo.
Si stenderanno, l'uno a fianco dell'altra, gli occhi al soffitto, insonni. Penseranno a quello che sarebbe potuto essere e non sarà, a quello che perderanno e si domanderanno se l'hanno mai avuto.
"Mi prendi la mano?", dirà lui.
"Non posso", dirà lei, "non ne sono più capace. Tu non lo vuoi davvero."
"No, lo voglio."
Gli sembrerà di sentire un singhiozzo, appena soffocato.
"Non mentire", dirà lei.
"Non piangere."
Un sospiro, lunghissimo, nel buio.
"Non piango per il mondo, piango per noi."
Si chiederanno come fosse iniziato, quando avessero avvertito i sintomi della prossima fine. Le estati sempre più fredde, i reciproci entusiasmi troppo esibiti, i silenzi improvvisi e invalicabili. Finché la primavera non era più arrivata, nonostante tutti l'aspettassero. Finché non avevano più parlato, ma si erano soltanto rammaricati.
Lei aveva fotografato, quando ancora c'era qualcosa da fare, i loro visi vicini e preoccupati.
Gli aveva scritto:

giovedì 12 aprile 2012

Francesca Woodman

 
« Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate »

Questo scriveva, prima di suicidarsi nel 1981, Francesca Woodman, fotografa ventitreenne. La sua opera gode di una retrospettiva al Guggenheim di New York.
Il mio incontro con lei è stato del tutto casuale. La mostra è stata vista da una persona che mi è cara come una figlia e che mi ha raccontato il suo sconcerto, il suo entusiasmo.
Ho iniziato a fare ricerche sulla rete e mi si sono parate davanti una serie d'immagini, in bianco e nero, per la maggior parte autoscatti, in cui Francesca si fondeva col terreno, con la carta da parati, con le macerie di interni, un tempo, nobili.
Sono alcuni anni che stanno riscoprendo le sue foto, sono quindi fioriti molti e profondi studi sul corpus delle sue intenzioni espressive, con una pervicace e salutare volontà di separare l'opera dalla tragica fine di fanciulla in fiore spezzata dalla "troppa vita", come ha scritto qualcuno dei commentatori.
Non voglio aggiungere nulla a quello che è stato e sarà scritto sui significati dell'arte della Woodman. Non ne sono capace e non ho gli strumenti analitici neppure per provarci.
Però voglio dire alcune cose.

martedì 10 aprile 2012

Sul monte

Dall'alto del monte gelido e spazzato dal vento non riesce che a star zitto e a non pensare.
È arrivato fin lì dopo una lunga e, all'inizio, fastidiosa salita, attento a seguire il passo continuo che gli hanno sempre detto essere patrimonio genetico dei montanari di professione. Una regola che lo ha annoiato, per i primi trecento metri, ma di cui poi ha apprezzato la validità. Il ritmo regolare del suo respiro lo ha sedotto, ha sventato l'agitazione insoddisfatta che da sempre lo perseguita rendendo la sua mente inquieta e alla ricerca, forse, di una risposta, semplice ed esauriente.
Ma è sempre stato conscio che la risposta non c'è, e che comunque non è semplice.

domenica 8 aprile 2012

Romanzo di una strage

Mentre infuriava la polemica Sofri-Giordana sul film di cui al titolo del post, mi sono chiesto in che termini avrebbe visto la questione Pasolini, l'intellettuale italiano più travisato e saccheggiato degli ultimi trent'anni.
Temo che voler semplificare e chiudere la sua opera, poetica, saggistica e cinematografica, in una sola definizione sia fuorviante. Di una cosa sono sicuro: il suo sguardo e il suo parere sugli avvenimenti non era mai dettato da convenienza, non seguiva il pensiero corrente della sua epoca, neppure quello minoritario, e, soprattutto, aveva un'originalità talmente elevata da essere disturbante e difficilmente confutabile. Era sua abitudine, insomma, indicare il Re nella sua nudità, incurante dei danni che il gesto gli avrebbe procurato.
Siamo afflitti, da sempre, e non solo in Italia, da alcuni, impenetrabili e trasversali cerchi magici che orientano le opinioni della nazione. Cori, a volte contrapposti, e per il loro scontrarsi siamo certi di vivere in una democrazia.
Ma questa certezza dovrebbero darcela, invece, quelle rare voci che dai cori si distinguono, che guardano alla realtà dei fatti e che scoprono che essa è molto più chiara delle parole che le girano intorno.

venerdì 6 aprile 2012

Specchi

 
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
 
"Chissà se un giorno mi rassegnerò a considerarla una fortuna.
Quando sono nata ero orfana.
Orfana di me, intendo.

mercoledì 4 aprile 2012

240 ore

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. E, a proposito, anch'io ti voglio bene.

"Sabato 24 marzo mi sono alzato stranito. Molto stranito.
Ho barcollato fino al bagno e mi sono guardato allo specchio. Chissà cosa ho visto, ma sono andato in camera, ho preso un pennarello, sono tornato in cesso e ho scritto sullo specchio "Oggi e' una giornata meravigliosa".
Non credo che mi basterà tutta la vita per capire il motivo di quel gesto.
L'ipotesi più accreditata è che io abbia inconsapevolmente cercato di cambiare il corso del destino.
Non ci sono riuscito.
Verso le due ha squillato il telefono.
Ero pronto. Aspettavo da qualche tempo quella telefonata.
Era mio fratello, Vieni di corsa Mamma sta male.

martedì 3 aprile 2012

Ho pensato questo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Ho pensato che ti ho amato poco o troppo. O forse non ti ho amato per niente.
E ho pensato che la cosa che più ho amato di te sono stati gli occhi. Che in mezzo al resto non è che facciano tanto la differenza perché anche il resto è bello davvero.
E ho pensato che non mi era mai capitato così. E per tutto il te...mpo in cui ci siamo baciati io ho sempre pensato che tu avessi sbagliato persona e forse l'avevi sbagliata davvero.
E l'ho pensato anche la seconda volta, e pure quell'altra.
E ho pensato che la prima volta in cui ci siamo visti volevi sollevarmi i capelli ma avevi vergogna. Di me. Ci conoscevamo da tre minuti, in effetti.
E ho pensato che quando me li hai sollevati dopo che abbiamo fatto l'amore ti stavano proprio bene, sul petto. Ho pensato.

domenica 1 aprile 2012

Ognuno è su un'isola

Essere su un'isola distorce la sua percezione della realtà, di quella continentale a cui è abituato. Anche se l'isola è talmente grande da non essere quasi avvertibile come tale.

Non è ancora sceso fino al mare, nonostante viva nella principale città portuale. Non sa quando lo farà, forse guarderà il Mediterraneo soltanto dall'oblò che lo riporterà a casa, rimpiangendo di essere stato così pigro. Sarà notte, allora, e si domanderà perché ha sfuggito quel nero ondulato e semovente così simile alla brulicante vita sottesa della città dov'è nato, dove sta tornando e da cui non si separerà mai.

È stato il vento a ricacciarlo indietro ogni volta che lo prendeva la tentazione di scendere al porto. Un vento strano, dissimile da quello che conosce, continuo e immobile nella sua inesausta tensione. Un vento da isola, appunto.

I suoi amori sono lontani, irraggiungibili, gli sembra. Ne avverte quietamente la mancanza.

Una grave malattia ha colpito la madre di un suo caro amico e l'impossibilità di essergli accanto lo fa sentire solo. Si rimprovera per il suo egoismo.