Cerca in Lettere agli Amanti

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venerdì 25 gennaio 2013

Tiber city

Sto fiume. Zozzo. Sto cazzo de fiume. Nisuno se domanna 'ndo va. 'O sanno. Va 'ndo deve annà. Come noi. Come tutti.
'Na notte stavamo a guardà de sotto. Er Sillaba, come ar solito, stava zitto. Me piace, dico, me piace vedello annà, 'sto fiume. Armeno lui.
Capirai che spettacolo, dice Forastico. A me me piace, risponno.
Pure a me, dice er Sillaba. Me piace tanto. Me pare 'no scivolo verso l'artro monno.
A Sillaba, faccio, erano armeno du giorni che nun se sentiva a voce tua, proprio sta cazzata dovevi dì? Forastico se mette a ride, io je do 'no schiaffetto dietro la capoccia, ma piano, perché je vojo bene a quer testa de cazzo. E zitto, che er Sillaba è 'n poeta. Che voi dì, Sillaba? Allora lui se leva er giacchetto, er majoncino, a camicia, insomma, se spoglia nudo, co solo le mutanne addosso. Ma piano, senza core, mette tutta a robba da na parte.
Fa freddo, che cazzo fai? dice Forastico. Ma faceva ride, secco secco, pareva na formica co e mutanne rosse, co quee braccine che non riusciva manco a faccese e pippe. Poi, er Sillaba sale sur parapetto, a ponte Mirvio. Noi sempre a ride. Daje, buttate, facce vede 'n ber tuffo.
Mica risponneva, guardava de sotto, poi davanti, poi n'artra vorta de sotto. Avevamo girato 'na canna sì e no, nun eravamo fatti, puro s'era tardi, 'e due, 'e tre. Stava in piedi sur parapetto. Nun parlava mai. Invece ha principiato, Er Sillaba.

venerdì 18 gennaio 2013

In punto di vita

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
 
"È curioso il modo che ciascun essere umano sperimenta nella venuta al mondo: per alcuni doloroso, per altri pericoloso, per molti emozionante oltre l’immaginabile. Potrebbe essere più semplice nascere da un albero, scendendo lungo il tronco e toccare terra o dall’aria, da una nuvola, da una linea di fumo che in un’età inaspettata inizia a incuriosirti perché crea forme tanto astratte quanto riconoscibili. Qualunque sia il modo giusto di venire al mondo è comunque sbagliato credere che sia quello il momento in cui tutto inizia.
Un (piccolo) uomo viene al mondo quando si alza in piedi da sé e barcolla, casca, si rialza faticosamente, quattro zampe, ponte e via. È proprio in punto di vita mentre ha tanti occhi puntati addosso che gli sorridono perché è finalmente in piedi, in quel momento sente di essere il più forte, è felice, e per un po’ gli basterà. Vive della condivisione di quel sorriso, un po’ stupido e un po’ incompreso. “Se loro ridono, rido anch’io.”

sabato 12 gennaio 2013

Mariangela Melato, lettrice

 
So di contravvenire alle regole che io stesso ho fissato non più tardi di ieri, ma c'è una piccola storia che devo raccontare.
Nel 1995 giravo L'avvocato delle donne, una miniserie per la Rai diretta dai fratelli Frazzi, la cui protagonista era Mariangela Melato. Interpretavo un personaggio fisso, seppure marginale, quindi ho lavorato spesso, per un paio di mesi, con la Signora Melato. Avevo, per lei, una grande ammirazione. Abbiamo scambiato poche parole, molta cortesia e consumato insieme un paio di pasti.
Avevo finito di scrivere 59 minuti, il mio primo e finora ultimo libro, ma non l'avevo fatto leggere a nessuno, vergognandomi e timoroso di un giudizio negativo, da qualunque interlocutore venisse.
Il penultimo giorno di riprese mi sono scoperto a mettere nella borsa, prima di raggiungere il set, insieme alle poche battute che avrei dovuto dire anche il manoscritto del volumetto, metà a macchina e metà a mano, leggibile sì, ma con una certa difficoltà. La sua precarietà era confermata da alcune inequivocabili macchie di nutella che all'epoca consumavo in quantità industriale.
Si girava al mare, a Fregene, in un clima di festosa nostalgia di quello che tutti, attori e tecnici, stavano per perdere: la paga e la reciproca compagnia.
Alla fine della lavorazione ho deciso che il manoscritto sarebbe rimasto nella borsa. Ho incontrato Mariangela che usciva dal camerino che le avevano allestito nella casa dove lavoravamo.
Hai una faccia strana, mi ha detto, ti dispiace che finiamo?

venerdì 11 gennaio 2013

Di nuovo attivo

 
Questo blog, come sapete, ha subito una lunga eclisse. Avevo bisogno e desiderio di ripensare al suo significato e l'esperienza del Blog Live, in tal senso, è stata piuttosto formativa.
A meno di clamorosi sviluppi per ora assenti dall'orizzonte, il futuro è piuttosto semplice: verrà pubblicato un post tutti i venerdì, mio o con la collaborazione dei lettori che invito di nuovo a spedire quello che concepiranno all'indirizzo mail che trovate sulla destra dello schermo.
Mi permetterò, come ho già fatto, di rieditare i contenuti che riceverò, rispettando lo stile dell'autore.
Potrò anche richiedere una riscrittura, qualora lo ritenessi necessario, o rifiutare la pubblicazione, considerando le necessità e i desideri della piccola comunità nata intorno al blog stesso.
Vi prego d'indicare sempre come vi volete firmare, se in forma anonima, sotto pseudonimo o col vostro nome e cognome.
Potrete commentare in ogni modo vogliate, sia su FB, che su Twitter che sullo spazio riservato ai commenti.
Sarebbe meglio che autorizzaste la pagina relativa al blog su FB a spedirvi gli aggiornamenti.
Questo post ha il solo scopo di testimoniare che Lettere agli Amanti è di nuovo attivo, e che lo rimarrà finché morte non ci separi. Anche oltre, se riuscirò a interagire con una tastiera in forma di entità incorporea. Sto facendo degli esercizi. Già scrivo mamma con la sola forza della mente. Sto provando anche con papà ma vengono solo delle inintellegibili striature grigie. I padri sono irrequieti.
 
A venerdì prossimo.