Cerca in Lettere agli Amanti

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venerdì 29 marzo 2013

Per quanto la forma poetica sia imbarazzante

Noi
 
Ci mescoliamo con le canzoni del giorno e del buio
 
Mentre le ore passano con noi
 
E noi stessi siamo le ore.
 
Vediamo cose e persone della nostra età
 
Con la metà della nostra età
 
Con il doppio della nostra età
 
Vediamo cose che durano una sola notte
 
Che vivono con noi in questa notte.
 
 
Perduti nella luminosa onda del tempo
 
Procediamo lungo le nostre vite
 
Attraversando ponti fragili e immensi
 
Fatti di legno, carne o acciaio.
 
 
Verso l’amore che ci è necessario.
 

venerdì 22 marzo 2013

Occhi chiari, cuore nero

Non è di qui. Ha camminato tutto il giorno per cercare un lavoro qualunque. È pulito, un giubbotto caldo, i pantaloni neri senza una macchia, la sciarpa gli copre il collo. Non è di qui, abita da due anziani che ne hanno avuto pena e gli hanno dato la cameretta della figlia, che non c’è più, ormai, perché è sposata. Lontana. Non tornerà.
Sono stati contenti, alla signora anziana fa piacere al mattino vedere i suoi occhi azzurri per casa. Lui sempre zitto, ha sentito e ha imparato quello che diciamo. Ora parla, poco con i vecchi, che lo guardano come fosse un figlio perduto, ritrovato ma cambiato.
Sono poveri, e lui deve lavorare, ma l’hanno mandato via dal ristorante dove stava.
Non mangia più nessuno, vai via. Ecco la settimana. Trecento euro, quattordici ore al giorno tutti i giorni, senza riposo. Però, a pranzo gli davano una pizza che mangiava in cucina. Si rideva, anche, anche se lui non capiva gli scherzi degli altri, rideva, gli occhi azzurri facevano piacere a tutti, la faccia tonda metteva quasi allegria anche agli altri.
Gli anziani possono dargli la cameretta e la cena, niente altro. Lui finge di non avere perso il lavoro, e non torna a pranzo, sennò la signora vecchia si metterebbe a preparare anche per lui e loro sono poveri, tanto che l’ometto basso non potrebbe rimanere. Dovrebbero affittarla, la camera della figlia. Perché rischiano di non mangiare, gli ultimi giorni del mese.
Lui è scappato dal suo paese perché era soldato e aveva ucciso e violentato e bevuto il sangue dei nemici. Una sola volta, ma gli era piaciuto. Non voleva. L’aveva fatto solo perché sembrava che se non lo avesse fatto gli altri avrebbero pensato che non era uomo o forse che era nemico, anche lui.

venerdì 15 marzo 2013

Ho scritto, non hai letto

Sul letto c'è un uomo. Non dorme. Ha preso una polverina bianca che a essere prudenti non si deve mai comprare né avere né sapere che esista, ne ha presa tanta, ingoiandola, aspirandola, strofinandola sugli occhi.
Non riusciva più a muoversi, si era ammalato un anno prima e non parlava più bene.
La donna lo assisteva e non voleva che scomparisse, ma non ci pensava mentre lo aiutava ad andare in bagno, a vestirsi, ad alzarsi, mentre lo imboccava, non ricordava un tempo in cui erano stati felici o arrabbiati, ma in piedi, uno di fronte all'altro, un tempo in cui era tutto salute e tempesta, in cui sembrava che nulla sarebbe mai finito, non lo ricorda e neppure lo sa più che quel tempo c'è stato. Ora vuole solo che il suo compagno stia bene, così come è diventata la loro vita, lo accudisce come se non fosse mai accaduto nient'altro fra di loro, solo lei che lo cura e lui che giorno dopo giorno sta peggio.
Ha preso la polverina. Lei non può credere che non l'abbia nemmeno salutata, scritto un biglietto, guarda il corpo e pensa che non c'è più.

venerdì 8 marzo 2013

Riflessologia pornografica

 
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
 
"Sono le 5 di mattina. Sono molto stanco. Mi sveglio di soprassalto con l'incontrollabile esigenza di scrivere.
Da tanti giorni sei all'altro capo del mondo.
Tra pochi giorni torni ed è difficile descrivere quel che ho provato.
Un certo stupore, sicuramente, nel verificare quante attenzioni richiedono tre figli e da quante incombenze quotidiane io venga tenuto fuori quando ci sei tu (non scaldare la femminista che e' in te, a parti invertite avresti la stessa sensazione).
Prima che tu partissi mi ero ripromesso di anestetizzare il cuore per razionalistica precauzione.
Non ci sono riuscito. Non credo di aver passato mai così tanto tempo pensando a te. Il cuore ha pulsato di una passione feroce, compensata solo in parte dall'onirica e impercettibile sensazione di averti accanto.
Mi sono ritrovato a fare le cose proprio come le fai tu, anche quelle che a volte detesto, scoprendo, non senza un certo imbarazzo, che l'automatismo con cui mi muovevo era frutto della profonda condivisione di metodi che dimostrano con precisione come in certi casi la forma sia sostanza.
Ma la cosa più sorprendente è stata la conferma che la medicina cinese sta avanti, molto avanti rispetto a noi.
In medicina cinese, infatti, ogni organo del corpo ha un suo organo riflesso. In riflessologia plantare, tanto per fare un esempio, per stimolare la gola ti premono l'alluce.
Ecco, questa forzata assenza mi ha fatto scoprire che, in me, l'organo riflesso del cuore sono le palle.

venerdì 1 marzo 2013

13 settembre

Da una giovanissima lettrice riceviamo e volentieri pubblichiamo.
 
"E fu così, all'improvviso, che mi innamorai di lui. Era una giornata tiepida di settembre e avevo i capelli castani e mossi, avevo il viso più rotondo, i lineamenti erano meno evidenziati di come lo sono adesso, avevo l'apparecchio, come lui.
Così mi sporcai le mani con la terra e chiesi alle mie amiche se mi volevano accompagnare alla fontanella, ma a tutte pesava il culo quindi lui mi fece: "Ehi, ti accompagno io". Così ci allontanammo da quel gruppo infinito di gente per andare incontro al nostro futuro, alla nostra felicità e sofferenza, alla nostra allegria e tristezza, alle nostre sorprese belle o brutte che fossero.