Cerca in Lettere agli Amanti

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venerdì 26 aprile 2013

La figlia del giostraio

Siamo andati a prenderlo e volentieri pubblichiamo.
 
"La figlia del giostraio era cosa fina. Mi piaceva sta tipa.
Venivano dalla Camargue e c'avevano l'aria di chi non ha una casa ma ne ha tante sparse nell'anima.
Girava voce che rapissero i ragazzi e se li portassero con loro in giro per il mondo.
A me, l'idea di essere rapito mi stava bene, perchè avrei potuto stare senza algebra per tutto il tempo e vicino al corpo di Ninì, così la chiamavano in famiglia.
I miei mi dissero di stare in campana e così fecero anche i genitori dei miei amici. Il terrore degli zingari era ormai entrato in ogni angolo del mio quartiere.
Dice, già uno se la passa male co quattro soldi che prendi dalla fabbrica, poi mi devono rapire pure il figlio.
Ma io, niente! La capa non è mai stata bona.

venerdì 19 aprile 2013

Presidente della Repubblica Italiana, giugno 2064

Come tutte le invenzioni che cambiano radicalmente la vita umana, anche la BALLA (Baby Assistant Larger Learning App, per iOS 31.2 e Android "Jungle Fever") è scaturita casualmente.
Nei primi mesi del 2038 la signora Laura Casini Berlusconi D'Alema, coniugata Renzi, non riusciva in nessun modo a tranquillizzare, nottetempo, la sua Veronica, neonata nervosa e irrefrenabile. Casualmente, per l'appunto, una notte, stremata, portò con sé, distendendosi accanto alla pargola urlante, il proprio iPhone 14s, da cui non si separava mai.
Accidentalmente, le piccole dita della bambina azionarono un file audio contenuto nel device, il discorso d'insediamento che il suo trisavolo, Giorgio Napolitano, aveva pronunciato quel lontanissimo giorno di aprile in cui era stato rieletto Presidente della Repubblica Italiana.
Il sussurrare sospiroso dell'avo, peraltro ancora in carica, ormai ultracentenario, col settimo mandato presidenziale, aveva immediatamente acquietata la piccola, che, il giorno dopo, aveva iniziato a pronunciare, fra lo stupore generale, alcune parole chiave del discorso stesso, "favore", "trasversale", "parallelo" e, stranamente, "trombetta".

venerdì 12 aprile 2013

Mammina cara

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
 
"Ore 06.30 del mattino, Brahms. Meditazione. Dalla camera di fronte si sentono le voci di Pimpa e Armando.
Un pianoforte impazzito e la leggerezza del violino, poi l'entrata dei fiati, sinuosa, e poi... SBAM!
“Mamma, mamma! Si muove!”
“Cosa, tesoro”, gli rispondo, cercando di mantenere la concentrazione...
“Il dentino, un giorno di questi cade, lo so!”
“Fa vedere...”
Brahms continua ad aleggiare nell'aria, rende tutto così piccolo, intimo.
Do un'occhiata a quella bocca grande come un'arancia, il dentino in bilico è cariato, colpa dei troppi vizi che non si sanno negare ai figli in questo periodo di Pasqua.
“Quanti soldi mi porta il topino secondo te?”
Mi dice con la bocca semiaperta.

venerdì 5 aprile 2013

Più di voi

Un vecchio non ha nulla da perdere. Un bambino tutto. L'innocenza, per esempio. La credulità. La madre. L'assenza di ragione della bellezza. Spiegarsela sarà il suo compito ossessivo e irrisolvibile. Ne troverà soluzioni parziali, momentanee, che si sgretoleranno alla prima delusione o all'ultimo malanno.
Questo pensa guardando il bimbo nella carrozzina, in uno dei parchi dove i genitori consumano i propri sensi di colpa festivi.
Lei non ha bambini da condurre, ma non l'ha mai considerato un problema. La maternità le è sempre sembrato un dovere biologico più che una scelta. La sua affannosa ricerca con l'uomo che aveva ritenuto di amare l'aveva sfibrata, annichilita, finché anche il loro amore si era dissolto di fronte all'impossibilità di avere figli.
Come se fosse importante, pensa, come se non fosse colpevole, la maternità, della più grande tragedia: generare un essere perfetto, obbligato, per sopravvivere, a perdere la propria perfezione.
Si avvicina al bambino che dorme. Il padre sta giocando a palla con il figlio più grande, la madre è perduta a terra fra l'erba posticcia degl'inverni settentrionali. Lo guarda.