Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
"Avevo 5 anni, ero in macchina con i miei genitori e mio cugino. Ci fermammo in una specie di zoo a gestione familiare, era un casale tipico della zona, entrando sul lato c'era un sentiero tra le gabbie di animali di vario tipo, cinghiali, pavoni, conigli e maiali. All'ingresso del casale c'era una cucciolata di piccoli meticci, chiesi a mia madre se potevo prenderne uno. Mia madre fece la cosa più giusta che si possa fare in questi casi, mi disse:”Prendine uno e vai a chiedere a papà”. Un colpo basso che funzionò alla perfezione.
In macchina tenevo il Cane in braccio e si discuteva sul nome, le mie proposte furono Batman, Peter Pan e Capitan Uncino, mio padre riuscì con una buona mossa diplomatica a convincermi a chiamarlo Spugna, come il fedele aiutante di Capitan Uncino.
Spugna, molto più che un Cane. Sono sicuro che chiunque possa dire che il suo cane è un “super cane” e sarebbe giustissimo perché se c'è una cosa che so per certo sui cani è che sono cento volte meglio degli umani.
Io e Spugna siamo cresciuti insieme e sono sempre stato convinto che tra noi ci fosse un legame diverso da quello che avrebbe avuto con i miei genitori o con mia sorella qualche anno più tardi.
“Bello Cane”
Era amato perché si faceva amare, lo dimostrava come una persona, perché lui era una persona in quanto aveva una forte personalità ed era indipendente.
La mattina, quando i miei mi portavano a scuola, lui scappava. O meglio, andava a fare un giretto, si faceva da Monte Mario, dove sta la mia scuola, a Piazza di Spagna, dove ha l'ufficio mia madre. Abbiamo sempre creduto che avesse memorizzato il percorso in motorino, quindi si faceva pure tutto il Muro Torto. I primi tempi ci preoccupavamo che sparisse per giornate intere, ma regolarmente arrivava la telefonata dall'ufficio di mamma che ci avvertiva che stava lì.