Esistono occasioni in cui ci si deve sporgere molto più in là di dove il pudore possa consentirci. Accade per un moto dell'animo (Antonio Tabucchi ha scritto che noi latini non abbiamo l'inconscio, abbiamo l'anima), che, pur essendo in grado di controllare, lasciamo fuoriuscire commuovendoci del nostro stesso atto di generosa spensieratezza.
È per questo che non scriverò, per quanto riguarda questo post, "Riceviamo e volentieri pubblichiamo", ma mi soffermerò su cosa significhi per me l'amicizia con l'estensore del post medesimo. Abbiate pazienza, scrivo di meno, ultimamente, ma quando lo faccio temo che non possa rinunciare a essere più circostanziato.
Questa mia fortunosa amica, che non ho mai vista e con cui non ho mai parlato, mi è di sostegno come lo sono state poche persone nella mia vita. Non ci siamo scambiati che alcune, succinte letterine, ma ciò non toglie che ci siamo donati uno smarrimento e un coraggio che ci hanno aiutati a orientarci nei bui anfratti della nostra esistenza. O meglio, questo è quello che lei ha fatto per me. Spero di averla, in qualche misura, ricambiata.
Non cercate in altri post il nome che troverete in calce a questo. Firma in modi diversi, perché credo che la firma sia per lei fortemente connessa col contenuto dello scritto. È sempre lei, o meglio, è quella parte di lei che ha scritto quelle specifiche parole.
Saremmo comunque amici, se lei non scrivesse come scrive, con lieve e sorridente amarezza, con una bellezza sempre attenta ai cerchi che le sue parole muovono quando cadono nel lago della mia coscienza, agli echi che sviluppano nelle mie stupefatte sinapsi? Probabilmente no. Ma tant'è, quindi me la tengo stretta.
Quindi, non pubblico volentieri, oggi.
Le sono grato.