Con una nota: "Italiana" nel gergo teatrale, è quella prova tecnica che si compie in palcoscenico dicendo tutte le battute e facendo tutti i movimenti, ma senza nessuna partecipazione, per rinfrescare la memoria e riprendere coscienza di quello che si fa e del motivo per cui si fa.
"Guardare e fare, in questo terzo atto, sono d'accordo, e provo a dirne qualcun'altra, attingendo a caso in quello che mi dico ogni giorno.
Smettere di giudicare, "Ma come si fa a comportarsi così, io non lo farei mai", salvo poi contraddirsi appena la vita ti gira da un'altra parte.
Cercare di piacersi senza bisogno di un termine di paragone.
Accettare anche i propri lati deboli.
Cercare di essere dignitosi, non orgogliosi.
Cercare di essere dignitosi, non orgogliosi.
Essere responsabili, prendere atto che la vita è fatta di doveri oltre che diritti, diventare più generosi.
Amare di più e meglio, se stessi e gli altri, quelli che se lo meritano.
Accettare la solitudine come condizione umana inevitabile e l'incontro come un regalo temporaneo.
E le promesse come desideri, dichiarazioni d'intenti che possono essere disattese senza volontà di ferire, semplicemente perché la vita ha girato da un'altra parte, come il vento quando si va a vela.
Dopo tanto sforzo per decidere la rotta e poi altro sforzo per rispettarla, lasciarsi portare dal vento.
Essere meno presuntuosi e un po' più fatalisti, meno egocentrici e un po' più consapevoli di quanto sia bello essere una rotellina di un enorme ingranaggio che nella migliore delle ipotesi si può far funzionare, facendo con cura il proprio lavoro.
Ascoltare.
Sentirsi attori ma non autori, lavoratori ma non padroni, amanti ma non oggetti del desiderio.
Non è noioso, anzi. È solo difficile da condividere, sembra che nessuno voglia metterlo in scena, questo terzo atto.
Continuano a rifare il primo e il secondo.
Io almeno un'italiana la proverei a fare, chi è di scena?"
Accettare la solitudine come condizione umana inevitabile e l'incontro come un regalo temporaneo.
E le promesse come desideri, dichiarazioni d'intenti che possono essere disattese senza volontà di ferire, semplicemente perché la vita ha girato da un'altra parte, come il vento quando si va a vela.
Dopo tanto sforzo per decidere la rotta e poi altro sforzo per rispettarla, lasciarsi portare dal vento.
Essere meno presuntuosi e un po' più fatalisti, meno egocentrici e un po' più consapevoli di quanto sia bello essere una rotellina di un enorme ingranaggio che nella migliore delle ipotesi si può far funzionare, facendo con cura il proprio lavoro.
Ascoltare.
Sentirsi attori ma non autori, lavoratori ma non padroni, amanti ma non oggetti del desiderio.
Non è noioso, anzi. È solo difficile da condividere, sembra che nessuno voglia metterlo in scena, questo terzo atto.
Continuano a rifare il primo e il secondo.
Io almeno un'italiana la proverei a fare, chi è di scena?"
Marianna
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