Cerca in Lettere agli Amanti

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venerdì 22 febbraio 2013

Barbara

Tutti i lettori di questo blog conoscono il mio rapporto faticoso e ambiguo con la scrittura. Da un verso essa mi è necessaria, dall'altro ritengo lo scrivere, da parte mia, un inutile esercizio di vanità, con il dubbio che quello che scrivo non interessi a nessuno.
Ho avuto riprove del contrario, ma non bastano mai. Questo blog stesso, in particolare, attraversa tempeste ideologiche che a volte mi hanno spinto su secche narrative. In poche parole, sono sempre sull'orlo di smettere di curare questo giardinetto, come spesso l'ho definito, perché ho l'impressione che non sia uno strumento di comunicazione ma un rito autoreferenziale, un diario solipsistico.
C'è stata una lunga eclisse di scoramento che mi ha fatto abbandonare il blog al suo destino, per un periodo di tempo piuttosto lungo. Uno dei motivi per cui l'ho ripreso per non lasciarlo mai più, tutti i venerdì, è stato creato da una conversazione che ho avuto davanti al teatro Vittoria, qualche mese fa, con Barbara.

venerdì 15 febbraio 2013

San Valentino

Mia madre sposta la mano. Sembra un fiore. Nell'aria. Mi parla. Mi guarda. Non rispondo.
China il capo. Si volta verso la finestra. Respira forte. Appoggia la testa al vetro. Parla di nuovo.
Ascolto.
Aspetta la mia risposta. Cambio argomento.
"Non ti ho mai detto che vorrei essere un astronauta", dico. "Che vorrei stare fra le stelle a guardare come siete buffi e belli e terribili su questo pianetino che è tutto quello che avete."
"Che abbiamo", dice.
"Sì, abbiamo, vero. Distrazione, a volte non mi sento qui con voi."
Restiamo un poco zitti.
"A volte vi osservo, ed è difficile spiegare come. Non con distacco. Ma neppure con commozione. Con ammirazione. Oppure corrugo la fronte, addolorato. Sono come voi, mi dico, niente di meglio e niente di peggio."
"Lo so", dice. "L'ho sempre saputo che sei diverso. Solo io ti capisco."
Annuisco, ma non ci credo. Non credo che sappia che un giorno scriverò di questo dialogo sbilenco e mai accaduto.
 
Non ho avuto il tempo, continuo intanto a pensare. Come se fosse vero. Tempo ne ho avuto anche troppo. Non l'ho usato, non mi sono stretto dentro di me e non ho considerato che alla fine il tempo sarebbe finito.
Non ho avuto 'o genio, come diceva mio padre, la voglia di alzarmi e capire quanto era strano morire di San Valentino.
Del resto, in quale altro giorno potevi morire, mamma.
 
"È tutto il giorno che piove", dice. "Mi entra l'umido nelle ossa e mi sento bagnata fino agli occhi. È per questo che piango. È l'umidità che esce, ma non sono triste. Davvero."
China il capo verso di me, col ricatto del mezzo sorriso, stringendosi fra le sue braccia.

venerdì 8 febbraio 2013

Il suo corpo è stato ritrovato

Il suo corpo è stato ritrovato al centro della carreggiata, reclinato su un fianco.
Il suo corpo aveva avuto alcuni tempi belli e molti tempi brutti. L'ultimo tempo era stato decisamente brutto, ma talmente vicino a un momento bello che sarebbe stato molto difficile separare il bello e il brutto nell'accadimento che aveva condotto il corpo al suo termine.
Il suo corpo era tutto quello che aveva per sentirsi viva.
Era la prova che un maschio e una femmina si erano uniti, tempo addietro, per motivi diversi ma non per questo in contrasto.
Lui voleva averla, lei voleva darsi. Difficile rintracciare, in natura, una più spiccata sintonia d'intenti.
Il fatto che tutti, più o meno, sono nati così, non smentiva ai suoi occhi l'unicità dell'accaduto.
Ci ripensava, quando si fermava ad ascoltare i sussurri degli amanti nei parchi o quando sentiva chiamare per strada nomi che non conosceva. Il voltare di una testa, un bacio appassionato, una mano alzata in un saluto, la rendeva certa del fatto che fosse una persona speciale. Perché solo lei si accorgeva della straordinarietà di quegli eventi.

venerdì 1 febbraio 2013

Everything Must Change

 
Mentre si riveste, la brutalità della questione lo colpisce con chirurgica certezza. Conosce quella sensazione d'irrimediabile perdita, gli è già accaduto molti anni prima, per avvenimenti assai meno importanti. Non sarebbe eccessivo affermare che l'ha sempre saputo.
Non staranno mai insieme.
"Vai via?"
"Devo, amore."
"Rimani, ancora un poco."
La guarda con in mano la volgarità dei suoi pantaloni da indossare in fretta.
"Ti prego."
Così le si distende accanto, ma lontano, non può evitarlo. Finge tenerezza, sottovalutando, come sempre, la sua capacità di comprendere, di sapere sempre cosa lui senta davvero.
Non può fare a meno di immergersi nei capelli di lei, madre, figlia, compagna e amante. Lei, che non rivedrà mai più.