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mercoledì 9 novembre 2011

Pazienza, Andrea

È stato uno dei più grandi artisti italiani del dopoguerra, Andrea Pazienza. V'invitiamo, qualora non conosciate la sua storia, a cercare i suoi libri, notizie della sua vita, vignette, strisce, disegni.
Non aveva pazienza, Andrea, ingoiava l'esistenza sorridendo. L'ho conosciuto molti anni fa, di notte, in un bar di Piazza della Pace, a Roma, non stava molto bene. Poco prima, in un vicolo, Gregory Corso, poeta fondamentale della Beat Generation, mi aveva gridato alcune sue poesie per poi vomitare in un cestino. Strani, gli anni '80.
Andrea, seduto al tavolino con un suo amico di cui non ricordo il nome, si addormentava continuamente e beveva, birra o vodka, non ricordo.

Andai a casa con una tristezza infinita addosso, già conoscevo tante cose che aveva fatto, non capivo come si potesse essere malati di eroina con quel talento. È stato molto tempo dopo che ho compreso che, a volte, talento e malattia sono la stessa cosa.
Questo disegno mi è talmente caro dall'aver conformato tutta la mia esistenza a esso.
Il mago col cilindro sono io. Ma anche questo, l'ho capito molti anni dopo.

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