Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

venerdì 4 novembre 2011

La meglio gioventù

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"È un pacchetto di lettere legato insieme da un nastro tricolore.
La calligrafia è sicura, le parole ingiallite dal tempo, la sintassi un po' incerta, il senso lucido e straziante.
Era il 1916. Venanzio scriveva dal fronte alla moglie Ida.

“Ida mia carissima (..)
La guerra di oggi è eseguita a forza di testa, teoria e studio. Non è faticata come una volta che i soldati erano sfiniti prima dell'attacco. Adesso si tratta di grande istruzione nello sparare, assalti alle baionette e ordine sparso che vuol dire stare bene attento agli ordini del caposquadra quando dice di gettarsi a terra, sapersi bene coprire da qualche piccolo rialzo di terra, dietro qualche sasso, di camminare colla panza come i serpi (..) acciocché mentre il nemico spara continuamente ci siano meno perdite all'assalto sulla trincea.
Si riduce insomma di sapersi bene guardare per poter scampare qualche colpo micidiale.
(..) Due graduati, dal fronte, che stanno nella nostra camerata, raccontano cose serie e raccapriccianti, dicono che l'Italia, per quanti soldati ha, per quanti ne chiama e quanti ancora ne chiamerà non riuscirà mai alla fine perchè sono posti troppo difficili. E' vero che fa le avanzate ma prima che sfonda i reticolati e avanza verso il nemico deve lasciare un buon numero di morti perché dai trinceramenti nemici partono fucilate come se fosse grandine.
I giornali parlano solo delle perdite nemiche ma i morti Italiani non se ne parla mai. L'Italia più manda uomini più rincalza i reggimenti più se ne vanno in perdizione.
Questa è una guerra che non avrà fine, resterà così, ne vinta e ne da vincere e verrà una specie di pace quando proprio non si potrà più tirare innanzi dalla fame.
(..) Quanta gioventù fiorente è andata al macello e ancora non basta. Vogliono proprio vedere la fine di tutti, hanno il cuore ribelle peggio dei leoni. Chi ne è la causa se ne sta al sicuro e noi figli di madri dobbiamo andare al macello senza motivo e ricordati che i fronti sono diventate vere norcinerie, la carne umana viene fatta a tanti brandelli dalle cannonate.
(..) Tutti speriamo che unitamente possiamo ritornare alle nostre famiglie. Adesso sarebbe quasi ora di dar termine a tutto. È stato sparso troppo sangue, ancora presentemente si spande senza ottenere nulla e se questa guerra non la accomodano a tavolino moriremo tutti e non si conclude niente.
Questa non è una guerra per conquistare ma per distruggere la popolazione, la meglio gioventù.”

Venanzio morì a Rovereto un anno dopo, travolto da una valanga insieme ad altri suoi commilitoni. Aveva 28 anni."

Andrea Lolli

Nessun commento:

Posta un commento