Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

lunedì 21 novembre 2011

Pensieri di una passeggera agitata, parte seconda, fine.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Un autobus di linea o un camion o un pullman turistico, davanti a noi. Non vedo bene. Ho gli occhi appannati e gli occhiali da sole graduati tendono a fare queste macchioline bianche e il sole filtra attraverso le macchioline e mi abbaglia. Qualunque cosa sia, non farà mai in tempo a frenare.


Come un film in un vecchio VHS, quando lo mandavi indietro e restavi lì a riguardare le scene al contrario per gustarle ancora.
La mano del Perfido, fredda per l’emozione, quando gli metto la fede.
La faccetta di Leda quando fa il verso del cane.
Il profumo di mamma quando non ha ancora messo il profumo.
Il mar Jonio quando c’è vento di Ponente.
Il mar Jonio quando non c’è vento di Ponente.
Io e Dany sul materassino. Lei mi chiede di cantare e dice che le piace da morire.
Didy, la Barbie che non si lascia mai andare, al festival jazz, appoggia la testa sulla mia spalla durante il concerto di quella cantante che non ha niente di jazz.
Sara che mi abbraccia e mi riempie di baci.
I primi passi di Leda. Lei cade, si rimette in piedi e si applaude da sola.
Il pomeriggio di fine agosto al mare con Manuela, Danila e Barbara a ridere come delle pazze ricordando gli aneddoti che hanno Pietro come protagonista.
Le fossette di Sara.
Gianmarco che mi dice: Zia, solo tu l’hai capito che sono un genio.
I suoni ovattati quando ho la testa sott’acqua.
Io che vado incontro alle onde alte e mi lascio sommergere.
Il mare la mattina presto.
Sara che mi fa vedere tutti i suoi vestiti e mi spiega dove e quando li ha comprati.
Le mani del Perfido che cercano di fermare le mie lacrime in ospedale.
Il battito del mio bambino.
Argo che mi salta addosso anche se non mi vede da un’ora.
Il viso del Perfido mentre assiste per la prima volta alla mia ecografia.
La consistenza delle guance di mamma.
Io e mamma che prendiamo la crema di caffè al bar.
La consistenza delle braccia di mamma.
Dany che mi dice che l’ho aiutata a superare una crisi.
Le serate da sola con Dany in cui ridiamo come delle pazze.
La mia stanza della casa di Roma, con la radio e tutto il mio mondo.
Tutte le volte in cui sono uscita da una crisi depressiva e ho visto di nuovo il mondo.
La prima volta che l’uomo che amo, e dal quale sono sicura di non essere ricambiata, si addormenta vicino a me e mi tiene stretta nel sonno.
La prima volta che l’uomo che amo mi dice: Sei una gran donna.
La caponata della signora Franca.
La parmigiana di mamma.
Il tartufo di Pizzo.
La giornata a Pizzo con i miei amici.
La prima volta che canto in studio una canzone mai provata e viene benissimo.
La prima volta, dopo la fine di un grande amore, in cui ho baciato un altro e ho pensato che non c’è niente che non può ricapitare e non può essere più bello.
L’uomo che amo mi guarda come se fossi la cosa più bella sulla faccia della terra.
La sera in cui ho il primo contatto con lui.
Lui m’insegna ad accendere la sigaretta col vento al mare. Io faccio finta di non capire. Scambiarci la sigaretta è come baciarlo.
Ida ha due anni. Giochiamo con una piuma e lei dice: “Ora vola in cielo”, ricordandosi di quello che le avevo detto io l’anno scorso.
Ivana e Betty mi citofonano urlando: “Muoviti, sono tutti e tre ai giardini”. Io mi precipito fuori. Gli ascensori sono occupati, faccio le scale, sette piani in pochi secondi e ho l’impressione di volare.
Il pomeriggio d’inverno in cui faccio sesso col mio ragazzo e finalmente capisco cosa sto facendo e perché piace a tutti.
Io con la permanente, le spalline e la minigonna, pronta per andare a ballare. Nonna mi guarda e ride.
Papà mi porta in braccio dal letto al divano. Io ho la gamba rotta e ingessata fino all’inguine e lui ha rinunciato al suo viaggio di lavoro negli Stati Uniti.
È agosto, fa un caldo bestiale ma noi stiamo chiuse in camera. Sandra ripete a intervalli regolari: “Didy, che ti metti stasera?” Dobbiamo andare a ballare al lido. Io sono euforica e agitata. Stasera lo vedo.
La prima volta che vado sulle punte.
Il primo bacio.
Io e Sandra che perlustriamo un burrone e finiamo in mezzo alle piante di fichi d’india.
La prima volta che salgo su un palco.
La prima volta che nuoto con le pinne e vado veloce come un delfino.
Il pane e pomodoro con l’origano di zia Amelia.
Mamma che mi fa i codini e mi prega di stare ferma per qualche secondo.
Io e Didy che nuotiamo senza braccioli al largo.
Mamma che allatta Dany.
Papà che mi canta Carissimo Pinocchio.
Dicono che la memoria emotiva sia selettiva, che, in alcune circostanze, ricordiamo solo le cose belle. Ho letto un racconto, una volta, in cui una donna, malata terminale, diceva al figlio: “Ho avuto una vita troppo bella, non ce la faccio a lasciarla andare”. Dev’essere per questo che ho l’impressione di non aver mai visto un film più bello, non perché sia realizzato in modo da avere una percezione multisensoriale. Non può non esserci un seguito.

Il mezzo pesante frena. Non riesco tuttora a capire cosa sia."

Clau

Nessun commento:

Posta un commento