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giovedì 17 novembre 2011

Caro nonno

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Caro nonno,

grazie per aver usato, il giorno prima di andartene, le tue ultime forze per benedire il mio viaggio col tentativo di un “saluto alla visiera” e un sorriso.

Ti ricordi dell’uomo di cui ti avevo parlato? La mia bussola?
Il nostro meccanismo perfetto come quello di un orologio fatto di chimica e mani, ha smesso di funzionare.

La rotella della comprensione si è incastrata con quella della fiducia, le lancette dei minuti segnavano le incomprensioni e quelle delle ore le delusioni.

Il mio cuore, sempre gonfio delle troppe parole che non riesco a dire, continua a viaggiare e non smette di cercare una casa dove ci si capisca con un cenno o un gesto o un sorriso anche se bagnato da una lacrima.
Me lo hai insegnato tu, quel giorno. Ho imparato a confondermi con volti che non conosco, a parlare con persone che non vedrò mai più, mi riempio delle loro vite e dei loro occhi, per curare le mie anemie. Comincio a prendere confidenza con la malinconia e la nostalgia, lasciandomi avvolgere, ma non sai quanto avrei bisogno a volte di una tua carezza silenziosa per dare sollievo alle mie fatiche o condividere una gioia, come quando ero bambina.

Ti penso mentre guardo il tuo casco, che nonna tiene ora appoggiato sulla porta che dava sulle scale ormai murate, che portavano al tuo garage. Quanti giochi e quante risate, le moto e le macchine, che posto meraviglioso! Tutti i ricordi, vivissimi nella mia mente, mi riempiono sempre di gioia infinita. Ti voglio bene."

Una nipote

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