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venerdì 21 giugno 2013

Luce, prima parte

Inizia oggi un'avventura letteraria nella quale spero di avervi accanto. A venerdì prossimo.
 
“È dolce veder la luce.
Non mi costringere a conoscere
quel che sottoterra giace.”
 
Euripide, Ifigenia in Aulide.
 
 
 
Non mi sembra di averla vista, appena arrivato. L’albergo è grande, gelido, efficiente. Giorni di sole invernale, il lago immobile davanti alla grande vetrata della sala colazione. Il buffet è essenziale, vagamente sciatto, come le cameriere. Tutti svolgono il proprio lavoro al limite della correttezza, ma senza alcuna passione.
 
La mancanza d’interesse è fondamentale, per me. Quando si è in fuga è necessario frequentare luoghi privi di curiosità e ambizioni, non importa se chi t’insegue sia una persona o un’istituzione o, ancor peggio, i tuoi mali. Sono certo di non voler sostenere nessuna conversazione su nessun argomento.
 
Ma le certezze e i desideri spesso si somigliano e si confondono, tanto che ci si trova a fare qualcosa che siamo certi che non desideriamo, solo perché è la nostra natura a prendere il sopravvento.
La mia è quella di un uomo che esplora instancabile le storie che vede formarsi, come vapore acqueo, attorno alle persone che incontra. Le vedo o le immagino e quindi trovo riscontro alle mie supposizioni parlando con i protagonisti di quelle storie.
Sono arrivato di notte, dopo un viaggio in treno. Sono sceso per caso in questa neutra cittadina di una nazione neutrale. Ho conservato solo la possibilità di parlare nella mia lingua, un’involontaria precauzione per non aumentare il mio smarrimento. Ho predisposto una serie di credibili risposte a chi mi domandasse il motivo del mio soggiorno, evitando che fossero totalmente insincere. Di menzogne, nella mia vita, ce ne sono e ce ne sarebbero state fin troppe.
“Sto raccogliendo materiale per scrivere un libro.”
“Avevo tempo e non ho mai visitato la Svizzera.”
“Mi sono preso un anno sabbatico.”
“Sono rimasto solo.”
“Sono un assassino.”
Quest’ultima frase detta con un sorriso che la smentisca e che affermi, invece, che non ho voglia di svelarmi. È l’unica completamente vera.
 

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