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venerdì 1 marzo 2013

13 settembre

Da una giovanissima lettrice riceviamo e volentieri pubblichiamo.
 
"E fu così, all'improvviso, che mi innamorai di lui. Era una giornata tiepida di settembre e avevo i capelli castani e mossi, avevo il viso più rotondo, i lineamenti erano meno evidenziati di come lo sono adesso, avevo l'apparecchio, come lui.
Così mi sporcai le mani con la terra e chiesi alle mie amiche se mi volevano accompagnare alla fontanella, ma a tutte pesava il culo quindi lui mi fece: "Ehi, ti accompagno io". Così ci allontanammo da quel gruppo infinito di gente per andare incontro al nostro futuro, alla nostra felicità e sofferenza, alla nostra allegria e tristezza, alle nostre sorprese belle o brutte che fossero.
 
Ci sedemmo su di una panchina e parlammo, parlammo fino allo sfinimento, forse più io che lui ma del resto è sempre stato così.
Eravamo l'eccezione.
Lui cercava di avvicinarsi per baciarmi ma io avevo paura, quella paura del primo amore adolescenziale. E probabilmente una parte di me sapeva già come sarebbe andata a finire. La nostra relazione era la perfezione, non sempre, ma la maggior parte delle volte.
Eravamo come due pezzi di un puzzle che combaciavano perfettamente. Ma per sbaglio qualcuno l'ha fatto cadere e i due pezzi si sono persi e, probabilmente, non si ritroveranno mai più. O forse avranno solo bisogno di tempo per ritrovarsi. Ma entrambi sanno che quella giornata tiepida di settembre rimarrà sempre in un posto del loro cuore."
 
Lucia
 

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