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mercoledì 14 maggio 2014

Tortuga, -6

Tortuga è una creatura semplicissima e complicata. I post che seguiranno da qui alla prima rappresentazione cercheranno di testimoniare quello che è accaduto e che accade durante le prove, quello che io penso e penserò, più altre cosette che mi sembra ingiusto anticiparvi. Cercherò di essere sincero. Mi sembra già un ottimo punto di partenza.
Circa vent'anni fa mio padre mi raccontò una vicenda della mia famiglia: un mio zio, Gaetano, aveva la fissazione e l'ambizione di scoprire antenati della nostra famiglia che fossero nobili, conti, duchi o, perché no, re, principi. Si rivolse a un istituto di ricerche araldiche perché accertasse le origini della famiglia Gioielli, certo che i nostri nobili natali sarebbero stati sanciti in modo inequivocabile. La risposta tardò ad arrivare ma alla fine giunse, piuttosto inaspettata: il nostro cognome, Gioielli, era una storpiatura dall'originale francese, Joyeux, allegro. Così venivano genericamente definiti coloro che scendevano al seguito di truppe francesi nelle loro campagne di conquista. In particolare i Joyeux erano giunti in Italia al seguito di Pipino il Breve ed erano saltimbanchi e prostitute. Le nostre ascendenze erano quindi chiare ma assolutamente nettate dal benché minimo sospetto di nobiltà. Quindi io discendo da buffoni e puttane, gente che faticosamente allietava le serate di soldataglia francese intorno all'anno 1100.
 
È piuttosto curioso che, a distanza di mille anni, io sia tornato alle origini con Tortuga. Non ci sono le prostitute, ma i saltimbanchi, io e Andrea, sono tornati. Usano una lingua che potrebbe essere vicina a quella che parlavano i miei antenati, ma ulteriormente contaminata da un vertiginoso succedersi di ulteriori invasioni lessicali. Credo che comunque sarebbe risultata comprensibile allora come lo è oggi.
Raccontiamo una storia che ne contiene altre mille, una storia che non ha tempo perché va alla radice della nostra buffa pretesa di dominare il destino, lo spazio e questo pianeta bellissimo e mai completamente esplorato. Un uomo-bambino e una tartaruga mutante compiono un viaggio dalla fine all'inizio del mondo.
Potrei aggiungere e indulgere ad affermazioni autopromozionali, fa ridere, Tortuga, è emozionante, dura il giusto, è un'esperienza indimenticabile, ma questo si legge già di quasi tutto quello che viene messo in scena oggi nel mondo. Di una cosa sono sicuro: nessuno ha mai visto o ascoltato niente del genere. Virginia ha fatto di Tortuga un'azione spettacolare assolutamente inedita e io stesso, dopo trent'anni di teatro, faccio cose che non avevo mai pensato di fare. È bello? Non ne ho la più pallida idea. A volte mi sembra di sì, a volte semplicemente non lo so. Alessio lo illuminerà in modo completamente inusuale, le scene di Claudia sono essenziali e incredibili, usano materiali mai concepiti per la scena, le musiche dal vivo di Gianni sono sconcertanti e strazianti. È difficilissimo isolare uno di questi elementi: Tortuga è un concetto olistico, alcuni diranno che è un capolavoro, altri che è una immensa sciocchezza.
Tortuga è nostro, tutto, fino in fondo. Abbiamo investito i nostri soldi e la nostra passione, la nostra capacità, il nostro ostinato talento.
Perché lo facciamo? Di questo magari vi parlo domani. Sinceramente, giuro.
 

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