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domenica 8 aprile 2012

Romanzo di una strage

Mentre infuriava la polemica Sofri-Giordana sul film di cui al titolo del post, mi sono chiesto in che termini avrebbe visto la questione Pasolini, l'intellettuale italiano più travisato e saccheggiato degli ultimi trent'anni.
Temo che voler semplificare e chiudere la sua opera, poetica, saggistica e cinematografica, in una sola definizione sia fuorviante. Di una cosa sono sicuro: il suo sguardo e il suo parere sugli avvenimenti non era mai dettato da convenienza, non seguiva il pensiero corrente della sua epoca, neppure quello minoritario, e, soprattutto, aveva un'originalità talmente elevata da essere disturbante e difficilmente confutabile. Era sua abitudine, insomma, indicare il Re nella sua nudità, incurante dei danni che il gesto gli avrebbe procurato.
Siamo afflitti, da sempre, e non solo in Italia, da alcuni, impenetrabili e trasversali cerchi magici che orientano le opinioni della nazione. Cori, a volte contrapposti, e per il loro scontrarsi siamo certi di vivere in una democrazia.
Ma questa certezza dovrebbero darcela, invece, quelle rare voci che dai cori si distinguono, che guardano alla realtà dei fatti e che scoprono che essa è molto più chiara delle parole che le girano intorno.
 
È stato realizzato un film, a cui io ho, anche se minimamente, partecipato, che desidera illuminare, almeno parzialmente, le ombre di una delle nostre grandi tragedie nazionali, in cui è vero tutto e il contrario di tutto, come nella migliore tradizione italiana.
O forse non vuole illuminare, ma solo pacificare. Mi attengo all'istant-book di Sofri e alla piccata risposta su Repubblica di Giordana e Tozzi.
Non so chi abbia ragione e non m'interessa, dovrei riassumere i termini della questione e non ne sono in grado. Ma lo stile dei soggetti scriventi è molto diverso.
Sofri sottolinea appassionatamente ma pacatamente, e in questo avverbi c'è la chiave di tutto, l'insulsaggine della teoria della doppia bomba, difesa a spada tratta da Giordana nel film. Lo fa con carte processuali, citazioni puntuali e faticose nei verbali delle indagini. Lui, condannato per un delitto, l'assassinio di Calabresi, che molto probabilmente non ha commesso e di cui si è sempre dichiarato innocente, si riferisce proprio alla Legge per sostenere la propria tesi.
Giordana, viceversa, risponde asserendo che le indagini non possono dire tutta la verità, per la malafede degli indagatori, e che si deve ricostruire la versione reale sulla base di ipotesi funzionanti e realistiche. Lo fa, purtroppo, scivolando in una specie di leggenda metropolitana, la doppia bomba, appunto, una anarchica, destinata solo a fare un gran botto senza vittime, e una neofascista, tesa ad avviare la strategia della tensione.
Lo stile, dicevo. Sofri è appassionato e tuttavia dubitativo, se non per la parte che riguarda l'innocenza di Pinelli. Giordana ha in mano la Verità e risponde con condiscendenza a chi tenta di confutarla.
Il film rischia seriamente di essere il punto di vista più realistico di come siano andate le cose a Piazza Fontana. Per i posteri, per le generazioni che verranno, più potente di un trafiletto su un manuale di Storia del 2030. Come un altro film di Giordana, La meglio gioventù, che è già ritenuto il film ufficiale di quella generazione a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta.
Ma non andò come racconta Giordana, in quegli anni. Io c'ero.
La borghesia italiana ha da sempre una grande capacità di essere trasversale, di non distinguere fra Destra e Sinistra se non per ragioni elettorali, ma non toccando, per nessun motivo, i propri privilegi e interessi. Sono in disaccordo, per capirci, ma solo da un punto di vista esteriore. La volontà borghese è sempre quella del Gattopardo: che tutto cambi perché nulla cambi.
Come spiegare, altrimenti, il totale blocco dell'ascensore sociale, l'impossibilità attuale di ascesa culturale e di classe per chi non sia già nato fra i privilegiati, il tentativo di trasformare la scuola in una fabbrica di Co.Co.Co. ignoranti e squattrinati, quindi ricattabili e incapaci di pensare con le proprie teste? Davvero conviene solo alla Destra? Non lo credo.
Pasolini, forse, avrebbe detto proprio questo, che il socialismo paternalistico ha ormai duecento anni, che la meritocrazia è di sinistra, che se si hanno a cuore le classi più deboli bisogna distribuire meglio le carte e consentire loro di evolversi. Che a piazza Fontana hanno vinto tutti i reazionari. Anche quelli di Sinistra.
L'arroganza non è più tollerabile, specialmente se proviene da chi l'arroganza può permettersela. Sofri non può, Giordana sì. Io sto con Sofri.
 

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