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martedì 10 aprile 2012

Sul monte

Dall'alto del monte gelido e spazzato dal vento non riesce che a star zitto e a non pensare.
È arrivato fin lì dopo una lunga e, all'inizio, fastidiosa salita, attento a seguire il passo continuo che gli hanno sempre detto essere patrimonio genetico dei montanari di professione. Una regola che lo ha annoiato, per i primi trecento metri, ma di cui poi ha apprezzato la validità. Il ritmo regolare del suo respiro lo ha sedotto, ha sventato l'agitazione insoddisfatta che da sempre lo perseguita rendendo la sua mente inquieta e alla ricerca, forse, di una risposta, semplice ed esauriente.
Ma è sempre stato conscio che la risposta non c'è, e che comunque non è semplice.
 
I preziosi affanni dell'esistenza li ha sempre vissuti con la medesima intermittente ansietà, riuscendo a convincere sé e gli altri delle decisioni che di volta in volta era costretto a praticare e che spesso si dimostravano fallaci.
Ha sempre pensato, troppo. Per questo la strana sensazione di essere finalmente in pace, mentre guarda il declinare del monte fino al mare, laggiù, lo coglie di sorpresa e subito dopo lo commuove.
Deposte le armi raffinate del pensiero che ha affilato con tale e tanta consapevolezza, non può che cedere tutti gli alibi che si è costruito a difesa dei suoi gesti peggiori.
Che tornano, ora, spazzando via la serenità che per un istante ha raggiunto.
Un sorriso di sua madre, a cui colpevolmente non ha risposto, la carezza di un'amante, che ha rifuggito con noncuranza, un saluto frettoloso verso un amico che aveva bisogno della sua attenzione. Dettagli, che s'ingigantiscono al cospetto della natura corporea e indifferente, riempiendolo di amarezza e costernazione.
Vorrebbe rimanere immobile, disseccarsi e sparire nel tempo, consumato dal vento. Perdere l'umanità fatta della carne e del sangue di cui tanto ha goduto e sofferto.
Ma il destino della sua nascita è umano, troppo umano, colmo di strepiti e furia, ma non senza significato. Esso è contenuto nel bene e nel male che il suo passaggio ha prodotto su quella natura immota, nella gioia e nel dolore che ha provato e provocato. Non è salvo, forse, ma non ancora condannato.
Con un moto brusco del capo ridiscende, veloce, deciso a mischiarsi ancora ai suoi simili.
 

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