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giovedì 1 marzo 2012

Odissea

Sto rileggendo l'Odissea e mi sembra di percepirne il segreto che la rende da migliaia di anni il libro più noto e umano dell'Occidente.

L'ostinazione. Ma la parola non descrive esattamente quello che ho compreso. Nell'Odissea è instancabile il faticoso splendore della fiammella della civiltà, dell'umanissima ricerca del rimettere a posto le cose nonostante le avversità e spesso contro la logica degli eventi.

Nel libro nessuno fa una scelta di comodo, che sia o no condivisibile. L'ostinazione con cui Ulisse vuol tornare a casa è pari solo a quella con cui il dio del Mare vuole impedirglielo.

Ma ritenere che sia solo Ulisse l'eroe è erroneo. Lo è anche Penelope, Argo, Neottolemo. Lo sono perfino i Proci, ben decisi a ottenere la mano della regina e il potere.

In un libro di Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi, da cui i fratelli Coen hanno tratto un bel film, il poliziotto protagonista della vicenda a cui abbiamo assistito, sanguinosa, insensata, incivile, pervasa dalla cupidigia che trasfigura gli uomini in distruttori, alla fine si sveglia e ricorda con sua moglie un sogno che ha fatto durante la notte: in un buio profondissimo seguiva suo padre dentro una foresta terribile, pericolosa. Non vedeva il genitore che lo chiamava, ma sapeva che doveva arrivare da lui, perché egli aveva una torcia che avrebbe rischiarato le tenebre terrorizzanti che lo circondavano mentre avanzava.

 

La stessa fiammella arde, credo in tutti noi, i costruttori. Sarebbe facile condividere il buio, la cessazione della cooperazione, fare a meno della nostra umanità per vivere senza alcun principio che non sia coerente con il desiderio egoistico. Tutto cospira per dimostrarci quotidianamente che il mondo è un gran brutto posto, dove si è soli. Tanto vale salvarsi la pelle, calpestando quel che abbiamo intorno, senza fermarci a curare e amare alcunché.

Ma se riusciamo a entrare nel cerchio di luce della civiltà, scopriamo che ci sono altri come noi con cui possiamo collaborare per estendere il numero delle torce, allargare la luminosità, diradare le tenebre per una porzione di terreno sempre maggiore. La foresta non sarà mai completamente illuminata, lo sappiamo, ma non possiamo far altro che tentare di giungere a questo impossibile risultato.

Magari Ulisse, prima o poi, riuscirà a tornare a casa, anche contro la volontà di un dio.

Ah già, ce l'ha fatta.

 

 

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