Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

venerdì 30 marzo 2012

Case

Esistono occasioni in cui ci si deve sporgere molto più in là di dove il pudore possa consentirci. Accade per un moto dell'animo (Antonio Tabucchi ha scritto che noi latini non abbiamo l'inconscio, abbiamo l'anima), che, pur essendo in grado di controllare, lasciamo fuoriuscire commuovendoci del nostro stesso atto di generosa spensieratezza.

È per questo che non scriverò, per quanto riguarda questo post, "Riceviamo e volentieri pubblichiamo", ma mi soffermerò su cosa significhi per me l'amicizia con l'estensore del post medesimo. Abbiate pazienza, scrivo di meno, ultimamente, ma quando lo faccio temo che non possa rinunciare a essere più circostanziato.

Questa mia fortunosa amica, che non ho mai vista e con cui non ho mai parlato, mi è di sostegno come lo sono state poche persone nella mia vita. Non ci siamo scambiati che alcune, succinte letterine, ma ciò non toglie che ci siamo donati uno smarrimento e un coraggio che ci hanno aiutati a orientarci nei bui anfratti della nostra esistenza. O meglio, questo è quello che lei ha fatto per me. Spero di averla, in qualche misura, ricambiata.

Non cercate in altri post il nome che troverete in calce a questo. Firma in modi diversi, perché credo che la firma sia per lei fortemente connessa col contenuto dello scritto. È sempre lei, o meglio, è quella parte di lei che ha scritto quelle specifiche parole.

Saremmo comunque amici, se lei non scrivesse come scrive, con lieve e sorridente amarezza, con una bellezza sempre attenta ai cerchi che le sue parole muovono quando cadono nel lago della mia coscienza, agli echi che sviluppano nelle mie stupefatte sinapsi? Probabilmente no. Ma tant'è, quindi me la tengo stretta.

Quindi, non pubblico volentieri, oggi.

Le sono grato.

"Pretende il mio amico che lui non sappia cosa voglia dire voler davvero bene a una casa, che non gli è ancora capitato.

Io non cesso di pensare alle case come a persone, con il loro viso, il loro corpo, con un'anima, un cuore, un temperamento.

Un giorno tu abiti una casa, e poi lei abita te per sempre.

La casa che sto lasciando ha gli occhi verdi, la pelle profumata, adora ridere, e il suo riso è contagioso, ha una bella chiacchiera, ma passa lunghissime ore in silenzio, sa vedere, sa consolare.

Porta il marchio di Caino, lei non lo sa, ma di notte brilla e rischiara la foresta in cui è immersa.

Mentre Margherita volava, il loro sguardo si è incrociato, e hanno sorriso entrambe.

Brucia come sale la consapevolezza di stare ancora una volta per chiudere definitivamente la porta di una casa che amo tanto e nella quale non entrerò più.

Dopo aver passato due giorni a piangere in un angolo, temendo di non poter resistere a tutto, un piccolo pensiero buon samaritano mi ha indicato la possibilità che non tutte le perdite lasciano un vuoto incolmabile, tale una bolla d'aria imprigionata in un pezzo di vetro; mi ha aiutato a capire che certe perdite, certi distacchi, nel vuoto che lasciano liberano nuovo spazio, necessario perché altri elementi subentrino, per poter avanzare ancora un po', per non scordare che ogni nuovo giorno è un giorno nuovo, e che se così non fosse, per me, che non lascerei mai niente e tutto vorrei tenere, anche l'inserto della domenica, la mia vita assomiglierebbe a una stanza ingombra di mobili e oggetti nella quale non ci sarebbe più posto per nulla, neanche per una nuova idea.

Ma come ci salva sapere che di spazio ne avremmo sempre, anche se non perdessimo nulla."


Stella

 

 

Nessun commento:

Posta un commento