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giovedì 25 agosto 2011

Steve, o mio Steve

Non posso dire di essere un Mac evangelista, come si definiscono i tifosi del MacOs inteso come sistema operativo, fondamentalisti della Apple e di tutto quello che riguarda gli oggetti che Apple ha prodotto, ma senza tali oggetti la mia vita sarebbe stata diversa in un modo che fatico a concepire.
Non avrei scritto, forse non avrei usato il computer, magari mi sarei chiuso in quell'ostinato e cieco sentimento antitecnologico che ancora regna in parte della mia generazione. Non avrei avuto gli strumenti per rendere la mia esistenza più piena, creativa, vivace.
Il personal computer è una straordinaria opera dell'ingegno umano. Senza di esso la Rete non esisterebbe e voi non stareste leggendo questo blog. Non avreste comunicato con i vostri amici tramite email o un social network, non avrebbero avuto successo le rivoluzioni democratiche nel mondo arabo, e chissà quante cose ancora che non sappiamo.


Non mi soffermo su tutti i lati negativi del Web perché non ho la veste per farlo, ma ce ne sono, certo, in grande o grandissima quantità, come in tutti gli avvenimenti che cambiano radicalmente la vita sul nostro pianeta.
Però la questione di fondo è un'altra: senza il Pc un'enormità di persone non avrebbe avuto accesso alla creazione di propri contenuti originali, che a loro volta influenzano altri contenuti, in una spirale logica e artistica che crea tanta inutilità ma che ci consente di offrire ai nuovi Shakespeare, Einstein o Caravaggio, o Kubrick, o Mozart, o Beatles di esercitarsi e sperimentarsi, di comunicare e confrontarsi, di dar vita a nuove, inimmaginabili opere o teorie. Persone che solo vent'anni fa non avrebbero potuto in nessun modo aver accesso agli strumenti minimi che avrebbero permesso loro di evolversi. E noi con loro.

Tutto questo è iniziato con Steve Jobs e Steve Wozniak, quando assemblarono il primo personal computer, l'Apple I. Un'idea per fare denaro, ma anche per costruire qualcosa di assolutamente nuovo. Un'idea perseguita con ostinazione, fortuna, abilità. Per creare uno strumento, né buono né cattivo, come non può essere né buona né cattiva una penna, o la carta, o i caratteri mobili di stampa.
L'analogia più chiara riguarda i libri prima di Gutenberg, retaggio di una ristrettissima elite ricca e colta, e i libri dopo Gutenberg, con la stampa che diventa popolare, accessibile, se non a tutti, a una massa incommensurabilmente più ampia, avida di sapere e di fare.
Ieri Steve Jobs si è dimesso da Apple per motivi di salute. Mentre scrivo dal mio iPad, non posso che esserne rattristato.
Non credo che Jobs sia una santo, nessun altare verrà, spero, eretto in suo nome, ma l'impatto che ha prodotto sulla mia e sulla vostra esistenza è stato ed è immenso.
È la fine di un epoca. Non so quello che verrà dopo, un ottuso consumismo che spingerà tutti a far file chilometriche per il nuovo iPhone o, invece, l'iPad da dieci dollari che teorizza un altro visionario come John Negroponte. Forse entrambe le cose.
Ma senza Steve Jobs io avrei avuto meno possibilità di divertirmi, di pensare, di creare. Senza di lui sarei stato un uomo più triste.
Peggiore, mi sa.

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