Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

mercoledì 7 dicembre 2011

Amico

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque  seisetteottonovedieci.

Non mi piaceva nascondermi, preferivo essere io a contare.

Mi divertiva andarlo a  scovare per la nostra grande casa, fin su nella soffitta.

Il  rifugio dei  nostri segreti.

Ci piaceva studiare insieme, tornare da scuola e giocare a mascherarci da pirati, principi e draghi.

Completare l'album delle figurine dei calciatori, correre fino al bar della piazza per pagare 30 lire un ghiacciolo.

Fare a botte con le mani sporche di terra, andare in chiesa la domenica mattina, non vedere l'ora di scappare e con la giacchetta della festa accennare partite di calcio con i ciottoli del borgo.

Affacciarsi alla porta  e aspettare sui gradini il ritorno dei genitori.

Amavamo macinare chilometri e passare davanti Cinecittà di sabato pomeriggio, fermarci in libreria a consultare libri e dopo che li avevamo comprati sottolineare le frasi più romantiche.

Mangiare caldarroste di inverno, fare il bagno al mare d'estate.


 

Passato il periodo della giovinezza e iniziato quello che porta alla maturità,  ho perso di vista il mio amico.

Che fosse  andato a vivere in un'altra città? Non lo ricordo. Più.

So solamente che d'improvviso mi sono trovato solo e non ho avuto nessuno accanto.

Nessuno di cui occuparsi, nessuno a cui telefonare, scrivere, nessuno con cui confidarsi, con cui ridere. Nessun senso.

Poi d'improvviso  succede che un  giorno qualsiasi diventa il giorno migliore  per scoprire che quello che siamo è bello e va bene così.

Scoprire le prime pieghe sul volto e quella  lieve presbiopia di occhiali da supermercato, lo sguardo rugoso incastonato nella noia del traffico mattutino.

Lo scopriamo una mattina d'autunno, un pomeriggio d'estate mentre sorseggiamo  bibite  analcoliche o una sera d'inverno quando il tegame sfrigola frittate ai fiori di zucca.

 

Adesso in quella soffitta io ritorno molto spesso, come un bambino a cercare di nascondermi.

Lì giacciono da tempo una roncola, le forbici per potare e sulla paglia parole mangiucchiate dal tempo di due numeri del Reader's Diges,t  “I guastatori delle dighe” e “Mia cugina Rachele”.

Lì accade che mi lascio carezzare da chissà quali strane favole e un poco mi riconsolo del perduto affetto.

Lì mi è chiaro quanto fosse vero il segreto che per tutti questi anni ho protetto: quell'amico non se ne è mai andato."


Elena Capparelli

 

Nessun commento:

Posta un commento