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venerdì 2 dicembre 2011

Canada due

Sono ancora qui perché non ci sono catacombe illuminate e spaziose, in Canada.
Perché sono freddoloso.
Perché non sono certo che i miei testi siano straordinari.
Perché mia moglie lavora bene dov'è.
Perché il bilinguismo è utile ma non è tutto.
Perché temo di non essere più abbastanza giovane per ricominciare in un altro Paese.
Perché ho impiegato molto tempo a scrivere e parlare l'italiano per bene, per buttarlo via senza nostalgia.

Tutti alibi, di livello pratico e teorico, inoppugnabili, indiscutibili.
Falsi.

Non sono andato in Canada perché avevo timore di non avere più alibi per i miei insuccessi.
Se sei parzialmente incompreso o sottovalutato nel tuo Paese e ti trasferisci in un'altra nazione ideale per la tua arte, per quello che vuoi lasciare al mondo, se ti va male anche lì non hai scusanti, la tua pochezza ti viene bruscamente servita in tavola, fredda e irrevocabile. È molto meglio avere a disposizione una favolistica via d'uscita.
Infatti, ciclicamente m'informo del costo dei biglietti per Montreal, o per Toronto. 
Peraltro, ho fatto tradurre i miei testi, ma non li ho inviati in Canada, evitando accuratamente di avere rapporti con quel Paese.
A un certo punto, è sembrato che potessi effettivamente portare lì qualcosa di mio. Sono riuscito a evitarlo, nascondendo perfino a me stesso la mia abilità dilatoria.
Questo blog, come spesso vi ho detto, ha come seconda nazione di utenti il Canada, misteriosamente. Neppure tanto misteriosamente, c'è una cara e straordinaria persona che lo legge quasi quotidianamente. M'illudo che ci sia anche qualcun altro, ma non ne ho la certezza.
Andava tutto bene, teso verso il sogno ma incapace di affrontarlo, in una bella dinamica frustrante al punto giusto, finché mi sono ricordato un libro che avevo letto qualche tempo prima, "La versione di Barney".

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