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lunedì 5 dicembre 2011

Pianga, Ministro Elsa Fornero


Per chi ha assistito alla conferenza stampa del Governo italiano, ieri sera, so di non dire nulla di nuovo. Quando il Ministro Elsa Fornero ha dovuto evidenziare la decisione che non indicizzava, secondo il costo della vita, le pensioni superiori ai 480 euro fino a quelle di 960, più o meno, non ha potuto impedire che le lacrime le chiudessero la gola e le pregiudicassero la capacità di continuare il suo intervento.
Non ricordo di aver mai visto niente del genere, e non ricordo neppure favolose leggende minimamente vicine all'evento cui ho assistito.
Ma perché il Ministro ha pianto?
Torniamo all'istante in cui il Ministro si blocca. Si nota sul suo viso lo stupore di non riuscire a continuare, quindi lo sgomento per la decisione presa, poi la lotta contro la propria contingente inefficienza e infine il cedimento alla commozione.
Sono stati proprio tutti questi passaggi che mi hanno fatto leggere la vicenda inquadrandola nella corretta prospettiva.
Parliamo di cifre, intanto: diciamo che si trattava di circa cento, centoventi euro annui. Una cifra piuttosto trascurabile, in fondo, dieci euro al mese, ma non era trascurabile, per il Ministro, il principio che la decisione feriva.
Non si può togliere qualcosa ai più poveri, fosse anche una cifra trascurabile. Proprio perché di trascurabile, per un povero, non c'è nulla.
Credo che fosse almeno tutto il giorno che la Dottoressa Fornero vedeva sfilare, davanti ai suoi occhi, anziane signore che visitano i mercati alla ricerca di ortaggi quasi ammuffiti ma a bassissimo prezzo, vecchi lavoratori seduti su una panchina pieni di acciacchi, coppie dignitose in fila presso qualche Asl per un controllo. Tutte persone che siamo abituati a evitare o a subire con uno sbuffo, che evitiamo attentamente di citare per evitare la facile retorica della crisi.
Ma questa non è retorica, sono persone vere e vive per le quali centoventi euro all'anno significano gioie che noi o la Dottoressa Fornero non siamo neanche in grado d'immaginare.
Invece, sorpresa, il nostro Ministro è in grado di farlo e di soffrire fino alle lacrime per una decisione che li penalizzava, ancora, all'estremo confine della vita.
Non so se questo gesto sia un esempio per i governanti di altri Paesi, non so neppure se il cinismo tipico di molto giornalismo non censurerà il pianto come una grossolana esibizione o, addirittura, come l'ennesima prova della fragilità femminile.
Non lo so e non me ne frega niente.
Io so quello che ho visto: una grande donna che aveva preso una misura dolorosa ma necessaria, e ne soffriva.
Sono contento che l'etica femminile trovi posto nel nostro governo. Sono contento che Elsa Fornero si occupi della mia pensione e, quindi, del futuro di mia figlia.

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