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venerdì 9 dicembre 2011

Genoma

Mi scopro, sempre più di frequente, a incantarmi di fronte all'infinita varietà del genoma umano.
Mi fermo dinanzi a una ruga araba, o che risale addirittura agli assiri, a una testa negroide, agli addii conficcati nelle mani dei ragazzini, agli occhi azzurri in un volto orientale, a bocche adatte a baciare chissà quali altri bocche perdute nel tempo.

Così, mi commuovo ammirando il passo sciolto di una venticinquenne che attraversa la strada, sorridente per un pensiero segreto che non conoscerò mai, oppure per il sonno leggero di un extracomunitario in metropolitana, o alla sollecitudine di un'ucraina che accompagna un'anziana, lentissima signora per la sua salutare passeggiatina.
Ma, più in basso, mi commuovo anche per la lite fra un vecchio in scooter e un giovane, nervoso automobilista, per le chiacchiere fra un giornalaio e un suo vecchio cliente, per quelle lunghissime file alla posta che ho ancora la fortuna di frequentare, prima che perda il contatto con la mia specie.
Spariremo, prima o poi, e di noi non resterà nemmeno la polvere.
Ma, nel frattempo, quanto ci siamo divertiti.

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