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venerdì 16 dicembre 2011

Antracite

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


"Sarà un inverno rigido. Lo sento. Uno di quegli inverni duri che ti masticano le ossa.
Mi sta bene. Non ho molta voglia di uscire. Mi aggiro tra gli oggetti della casa cercando l'anima che è chiusa in quello strano ristagno della materia, può darsi che sia chiuso lì il perchè di tutte le cose.
Sono quattro mesi esatti che cerco di capire da quale direzione arrivino gli aghi che mi bucano le pareti del cuore e quanta e quale follia si diverte a staccarmi brandelli dell'anima.
A volte sto ore ed ore a fissare fuori, in cerca di una ragione nobile o misera che sia.
Tu, l'inizio della reazione a catena.

Io non chiedo niente, niente di più di quello che mi serve, per la mia barricata infame, agli occhi di molti, giusta ai miei occhi spenti. Così, qualche monetina per le mie sigarette, bevo molto, questo sì, e l' alcol costa alle tasche e al fegato.
Ma non voglio compromessi con la miseria delle piccole cose, e neanche con quelle grandi, me ne guarderei bene. L'unico compromesso che ora mi posso consentire è con questo tempo, con questo scorrere lento di granelli di antracite dentro la clessidra del mio cuore.
Le mie budella sono fradicie, cariche di spazzatura di passaggio, di caricature che si muovono come se fossero cose vere, di apparizioni laceranti, di menzogne, dette pure male, di bellezza che svanisce, di arte nascosta, di sogni tumefatti.Tutto questo è solo leucemia dell'anima.
Sono stanca, pigra perfino nel soffrire, adagio i piedi per terra, sono nudi, indosso uno di quegli strani kaftani che ti mettono addosso un pò d'aria d'oriente. 
Mi affaccio fuori alla finestra, cerco il cielo, ma non lo trovo, annuso l'aria ed è come se tutti i profumi fossero rimasti impigliati dentro la rete gelida del mio inverno. 
Nonostante il freddo, sudo goccioline che ogni tanto incontrano una lacrima sugli occhi, non me ne accorgo nemmeno.
Pavimento le mie attese con delle speranze assolutamente folli, come aspettare la resurrezione di un altro Lazzaro, ma questa volta senza l' aiuto di Cristo.
Il mio amore è finito. 
Sento la vita che mi esce goccia dopo goccia, giorno dopo giorno, svuotando le tasche della mia esistenza. Presto sarò così povera da trovare inutile il fiato, perchè senza l' amore si muore, questa è l'unica verità che io ora conosco.
Il resto, i sapori, i colori, la lucentezza delle foglie appena nate, le onde brillanti del mare frastagliate da certe schegge di luce piccoline, l'odore intenso del gelsomino di notte, tutto torna a tacere, come se ogni cosa avesse perso il suo nome. Senza l'amore non esiste bellezza, questa è un'altra verità che ora conosco.
Conto gli oggetti uno a uno, ogni giorno mi sembrano sempre meno, come se il mio vuoto li risucchiasse fino a farli sparire, così ne ripasso i nomi: libro, matita, vaso, comodino, bottiglia, molte bottiglie, poi ancora cuscino, foglio e, quando sto per addormentarmi, luce.
Fu luce più di questa luce, fu luce come se fosse Dio e in parte per me lo fu, ma lui non era Dio .
Tremo, impallidisco quando parlo di lui, come se da lontano continuasse a cavarmi gli occhi, a lanciarmi sassi lucenti dentro i quali poter vedere la mia faccia incenerita. 
E' una giornata fredda anche oggi, non piove, solo un alito di vento pungente sfiora la strada. 
Un sogno mi è rimasto negli occhi."

Anna

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