Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

sabato 10 dicembre 2011

Legami di sangue

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


"Eravamo due bambini giudiziosi, troppo grandi già da piccoli. 
Sempre zitti, mai una parola in più, mai una lacrima in più, mai una richiesta in più e quando mamma abbassava la serranda, per vergogna, perché papà a casa non ci stava, noi riuscivamo a rovesciare tutto in un gioco, sempre lo stesso: chi riesce a dare più carezze alla mamma.
Tu eri molto bravo a disegnare e io ne ero molto invidiosa.
Stavi lì a fare beccacce, forse per avvicinarti ad un padre con l'hobby della caccia, ma ero felice quando mi chiedevi le matite colorate, era l'unica cosa che mi piaceva comprare. Quando il nonno mi regalava diecimila lire, di solito nel fine settimana dopo averci portato alle giostre, il lunedì andavo a comprare le matite colorate, Multicolor da trentasei. Non ho mai saputo fare uno scarabocchio e non mi sognavo nemmeno di rovinare i tuoi disegni, ma mi piacevano troppo i colori.

Bastava poco per divertirci, una videocassetta della Disney ed era fatta. Ogni settimana una videocassetta nuova, ma di quelle pirata, che costavano quindicimila lire e riuscivano ad accontentare due bambini vogliosi di sognare almeno per un poco. Ricordi quando abbiamo finito di guardare Peter Pan? Quando anche noi due abbiamo disegnato una mappa come Michele e Gianni? Abbiamo tolto tutti i pendoli dal lampadario della stanza da letto, io a cavalluccio su di te, ogni giorno ne toglievamo quattro altrimenti se ne sarebbero accorti subito. Ma dove nasconderli? Trovammo il posto perfetto: dietro la schiena di Ciccio Bello, la feritoia porta batterie. Non mi piaceva più, gli avevi staccato la testa e ormai Ciccio piangeva e basta. Solo che i due piccoli ladri avrebbero dovuto essere meno eccitati, invece stavamo lì a parlarne tutto il giorno, e alla fine mamma ci ha colto in fragranza di reato. Ancora ricordo il rumore del cucchiaio di legno sul culo.
Siamo cresciuti insieme, ti ho sempre amato, tranne quando mi facesti abbandonare karate solo perché io avevo vinto una medaglia e tu no. Non è colpa mia se sei sempre stato una pippa negli sport.
In compenso, sei sempre stato più dolce ed affettuoso di me, anche nei confronti di nostro fratello, il terzo, nato dopo dieci anni e mezzo. 
Gli abbiamo fatto da mamma e papà, solo che tu anche quando sei partito hai continuato a fargli da secondo padre. Io, invece, per egoismo o forse perché realmente soffrivo troppo, mi sono accontentata di essere soltanto sua sorella. Se soffro per questo? Molto. Ma lo amo più della mia stessa vita.
La prima parola che pronunciò fu il mio nome, quell'attimo, quel suono, quell'ingenuo amore fece un nodo dentro le mie viscere, il mio sangue da quel momento diventò il suo.
Siamo così diversi, tu razionale, solitario, con un lavoro vero, e io una lurida vagabonda che parla di cose strane come introspezione dell'anima, sfumature dell’essere umano, cambiare pelle, cose che da un veterinario come te vengono capite poco. 
Ma comunque stimate, dopo un po' di tempo, accettate e fatte diventare legge perché, nolente o volente, sono tua sorella. 
Adesso, mentre tu stai a stabilire se la pulizia delle stalle è a norma, io abito in un’altra città e spero di diventare un’attrice. I nostri sogni ci hanno portato via dalla nostra terra, purtroppo non riusciamo a vederci spesso, ma ti sono più vicina di quanto tu possa riuscire a immaginare. Forse non te l’ho mai detto ma ti stimo come uomo, che tu sia mia fratello poco importa, e questo bene mai nessuno potrà portartelo via.
Aspetto con ansia il Natale, così potrò riabbracciarti in quella casa che fino a pochi anni fa era ancora casa nostra. Giocheremo ancora. Giocheremo sempre. Ti amo. Tua sorella."

G.B.

Nessun commento:

Posta un commento