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venerdì 23 dicembre 2011

Ritorno a casa

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.




"Ora parto perché qui non ho più niente da dire.

Parto perché odio il posto in cui sto andando e amo quello che sto lasciando.

Devo partire, sì, devo partire per tornare a ricordarmi com’era fredda la neve, come l’umidità ti faceva male alle ossa, come sono sottili e fragili i rami degli alberi senza le foglie.

Devo riempirmi gli occhi del colore dei cachi e respirare l’odore del fumo che esce dai camini.

Parto senza fissare il ritorno, per provare a dimenticarmi del tempo che passerà senza di te.

Ho messo il maglione grigio in valigia, quello pesante, ma non basterà a scaldarmi in questi mesi. 

Il tuo abbraccio non è in prestito, non è in vendita, non è nemmeno per me, in realtà.

Allora mi porto anche la felpa nera, che mi sta grande, tanto da coprirmi le mani, perché non ci saranno le tua a scaldarmele.

Le tue mani non sono per me, in effetti.


Nella tasca esterna della borsa ho messo due libri, un centinaio di centimetri quadrati che mi racconteranno di nuove cose. Senza sorridere, come avresti potuto fare tu. 

Ma non lo posso volere, quel sorriso, perché è per qualcun altro, non per me.

Ho preso il rossetto, per non lasciare sola la mia bocca, nostalgica delle tue labbra.

Non ho scordate le calze di lana, che terranno compagnia ai miei piedi, rimasti orfani dei tuoi.

Il cappello è pronto sul tavolo, per far appoggiare la mia testa a qualcosa di caldo, come lo è stata la tua spalla in questi mesi.

Per il mio cuore ho preparato una manciata di bugie da raccontargli, quando mi chiederà dove sei.

In effetti sì, sono pronta.

Chiudo la valigia.

Mi metto il cappello.

Esco dalla porta.

Chiudo gli occhi e respiro l’ultima aria assolata di quest’anno, mentre attraverso la strada verso la stazione.

Il semaforo era rosso.

Come l’automobile che ora mi ruba l’ultimo raggio di sole della giornata, standomi sopra.

Amavo il posto dal quale stavo fuggendo.

La felpa nera è uscita dalla valigia, sta di fianco a me, stesa sulla strada, a cercare le mie mani fredde da scaldare. 

Immobili sull’asfalto."


Irene


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