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sabato 17 dicembre 2011

Terzo atto

Il terzo atto della nostra vita è interessante.
Ma è proprio la parola, interessante, che sembra rendere tutto l'atto medesimo meno valido dell'abbagliante e confusa energia del primo e della matura bellezza del secondo.
Interessante è un participio o un aggettivo minore. Immediatamente, nell'anfiteatro della nostra mente, appaiono persone comodamente sedute che leggono, con sguardo sereno, un arguto saggio sul senso della vita. Nulla di emozionante, pur nella sua profondità.
Invece, invece, invece.

Invece interessante sarebbe un modo di perseguire quella parte della nostra vita che non abbiamo ancora indagato. Non priva di passione ma non irrigidita dal preconcetto, non noiosa ma neppure distorta dall'emozione cieca e continuata.
Dovremmo finalmente avere interesse a guardare e fare, semplicemente. Guardare e fare, senza curarci delle ragioni che ci spingono ad adottare questa linea di condotta, come l'età non più verde e le sue conseguenze, una riduzione della capacità di recupero dopo una notte insonne, un lieve fastidio per i suoni troppo acuti, la ridotta possibilità di fare più cose contemporaneamente.
Ma quanta concentrazione in più, per esempio, quanta profondità, quanta disillusione non cinica ma che ci permette d'indagare nuove prospettive ancora inesplorate.
Il terzo atto è interessante, anche se il suo non sarà un lieto fine.
Ma tanto, prima che cali il sipario, saremo già usciti.

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