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venerdì 20 gennaio 2012

Bello di papà

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 

 "Amore mio bello, 

purtroppo non ce la faccio a venire,il biglietto è molto caro, l'albergo non riesco a trovarlo ed è tutto di corsa. Al più presto compro un volo per marzo, visto che tu vieni a febbraio. Con calma.

Mi dispiace, mi manchi tanto, tantissimo e questo Natale avrà un retrogusto un po' amaro senza di te. Non riesco a pensarci, mi ero appena cominciato ad abituare a stare a cena con te la vigilia ed ecco qua: non ci sei più. Sono tanto fiero di te, stai facendo una cosa bella, coraggiosa, anche divertente ma anche faticosa e con tanti punti interrogativi. Però, è il momento giusto per affacciarti alla vita in un modo non previsto, senza certezze ma con volontà, capacità di adattamento e curiosità. 

 


Trovo che accettare il fatto di non essere convinto di quello che avevi scelto e che,sia tu sia tutti noi,pensavamo fosse la scelta giusta, la tua passione, non sia stato facile né comodo. Potevi rimanere lì, lasciarti vivere, parcheggiato come tanti, senza entusiasmo ma anche senza
aspettative. Il fatto che tu ancora non sappia bene qual'è la cosa che
vorresti/vorrai fare non vuol dire che tu non ne abbia di aspettative, tutt'altro. Vuol dire che ne hai tante, com'è giusto a vent'anni, ma non sai quali. Sembra un controsenso ma non lo è. Questi mesi ti serviranno tanto, crescerai, lontano da qui, ti renderai indipendente e pronto, più di altri, ad affrontare le scelte, le scommesse e le sfide che vorrai accettare. Se ogni tanto ti chiedo non è per metterti fretta o ansia, è normale apprensione di un padre, tra l'altro non così apprensivo. Certo che mi preoccupo, un pochino, sei una parte di me, sei custode di un amore immenso, di mille ricordi che potrebbero essere diecimila, se non avessi cambiato la mia vita quand'eri piccolo, cercando di esserti, comunque e sempre, il più vicino possibile. In tutti i sensi.

Sei così diverso da me, in tante cose: sei saggio e ragionatore, sensibile e riservato. Ma anche affettuoso come un bimbo, in un modo che ogni volta mi sorprende e mi stupisce. E mi commuove. Penso che il nostro rapporto sia meraviglioso e che in questi anni siamo riusciti a passare indenni attraverso
adolescenza, assenze e rapporti difficili fra me e la tua splendida
madre. Oggi raccogliamo ciò che abbiamo seminato e ci godiamo un rapporto sereno, credo, e senza cadaveri nell'armadio. Gibran,un poeta indiano che forse conosci,diceva che i genitori sono un arco e i figli le frecce. Che a un certo punto 'ste frecce partono,e l'arco si deve rassegnare. Gassman invece aggiungeva che, partita la freccia, "anche l'arco si fa i cazzetti suoi". La mia freccia l'ho vista partire. Ero pronto. Sono contento di vederla allontanarsi. Spero vada a conficcarsi dove desidera e, finchè non saprà dove, che viaggi, veloce e felice. Ogni tanto però mi piacerebbe essere un aborigeno che non ha solo frecce. Ha il boomerang, che più lo lancia lontano e più gli torna indietro. Per ripartire sempre,però.
Ti voglio bene, tanto. Come mi dicesti tu una volta, da piccolo:
"Come una poltrona arancione!"


Papà.

 

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