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martedì 24 gennaio 2012

Risposta alla signora delle orchidee/gardenie

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 

  

"Appoggia la testa sulla mia spalla. Sospira.

Mormora che è tutto difficile, che alla fine, i rapporti cambiano, che i sentimenti si trasformano, che la quotidianità è una cosa, l’amore è un’altra.

Non mi ha mai detto che è innamorato di me, mai in modo diretto.

Ma io lo so, anche se non ne capisco il motivo.

Credo davvero che gli manchino le risate fragorose, le carezze sulla schiena, il sentirsi amato, in maniera disinteressata e completa.

Se non fosse tutto così difficile, forse non lo vorrei.

Anche se, cara signora delle orchidee/gardenie, io non lo voglio comunque.

Ma qui non si tratta di volere o meno, si tratta di rinunciare a qualcuno che mi sta dando così poco, a cui però non riesco a dire basta.

Perché lui c’è (qualche volta).


E spesso, a noi donne, basta quello.

 

Vorrei davvero avere un’altra vita per conoscerla, vorrei davvero, perché so quanto potremmo essere in sintonia, io e lei. Purtroppo, in queste circostanze, non è possibile.

Io avrei le mie giuste motivazioni di trentenne, lei le sue di vent’anni di vita coniugale.

Però, se può anche lontanamente interessarle, e ripeto, lontanamente, le voglio chiedere scusa, perché io nei suoi panniriesco a calarmi. Ed è una sensazione orribile.

Le chiedo perdono per la sua “ladra di orchidee/gardenie”, perché è questo che io sento di essere, un elemento estraneo in una vita non perfetta, ma quotidiana, anche se di un’altra famiglia.

“La ladra” non chiederà mai a lui di scegliere, perché signora, lei è tutto, e senza il tutto lui non può vivere.

Alla fine non siamo felici né io, né lei, spero almeno lo sia lui, anche se ho dei dubbi a riguardo.

Il vino nel bicchiere è finito, sono le 7, lei rientra a casa a momenti.

Lui si riveste, sospira, ancora, e si mette la giacca.

Se tutti questi sospiri fossero parole, forse potremmo salvarci sia io che lei, signora.

Ma niente di più. Apre la porta ed esce, lanciandomi un ultimo sguardo, che posso interpretare in mille modi differenti.

Quello di oggi, per me, era solo un arrivederci. E temo, ogni giorno, che si possa trasformare in addio.

Lo temo, ma allo stesso modo lo spero.

Per me, per lui, ma soprattutto per la mia perfetta signora delle orchidee, sorridente con lui in quelle foto appese nel salotto.

Io, delle foto così, non le avrò mai.

Io, “lo voglio”, non lo dirò mai.

Continui a lottare, continui a dargli la sua noiosa quotidianità, urlare, ridere, piangere, fare la spesa con lui, e a rimproverarlo per il disordine dello studio.

Mi elimini, io sono solo di passaggio, lei c’è e ci sarà."


P.I.

 

 


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