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venerdì 6 gennaio 2012

Qualche notazione e Razzismo


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Il razzismo è certamente un abominio, una distorsione della realtà, una malattia originaria dell'essere umano che ha radici talmente profonde da essere in qualche modo incomprensibili.
Credo che una delle ragioni del fenomeno sia una certa incapacità ad accettare il diverso da noi, come recita una delle spiegazioni più banali.
Di fronte a questa affermazione passiamo oltre, annoiati, consci di aver ascoltato un'ovvietà.
Ma cosa significa rifiutare il diverso da noi? 

Non desiderare qualcosa che ci faccia spostare, anche solo di un millimetro, da quello che riteniamo il nostro universo di riferimento, quell'insieme di valori pratici e concettuali che riteniamo corrispondenti a una retta conduzione dell'esistenza.
Quindi, no ai costumi diversi dai nostri, no agli omosessuali, no ai diversamente abili, no a coloro che hanno tratti somatici non riconoscibili immediatamente come da noi condivisi.
In realtà, solo i bambini sono così rocciosi nelle proprie convinzioni. Odiano il cambiamento e siamo tutti d'accordo nel definire questa mancanza di flessibilità come infantilismo, inteso in senso dispregiativo.
È una malattia dell'infanzia dell'umanità, il razzismo. Chissà, prima o poi diventeremo almeno adolescenti e saremo in grado di affrontare l'altro con serena aspettativa e non con cocciuto pregiudizio.
Ma non accetto che vengano definiti razzisti l'avversione per usi che presuppongano la mancanza di rispetto verso i diritti umani fondamentali. Perciò non tollero la segregazione femminile, i bambini lavoratori, la divisione in classi ereditarie, abitudini che sono sinonimo di diversità di costumi.
No, sono distorsioni della civiltà, anche questi. E come tali, razzisti.
Però, a parte queste ragioni, che brutto se fossimo tutti uguali.
Pensa che palle.

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