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giovedì 16 febbraio 2012

Calma

Rimanere calmi non è possibile. Se lo ripete osservandosi con inebetita freddezza. Come faccio, allora? Non lo capiva. Era sempre stata una dote che si riconosceva e di cui era fiero, quella di rimanere gelido nelle emergenze. Ma non sapeva perchè accadesse.

Ma ora comprende la reale natura di quella sospensione: indifferenza. Meglio, fatalismo. Meglio ancora, il sollievo di avere finalmente una risposta all'inquietudine che lo tormenta da sempre. Ma tormenta non è la parola giusta. Che lo sommuove, sì, l'inquietudine che lo sommuove. Come un'onda che non si ferma mai.

 

Così, benvenuta la straordinaria chiarezza dell'emergenza, il mugolare di sirene, il cielo terso della notte che si approssima, la ferocia delle due ultime due sillabe che stanno per essere pronunziate, che ha tanto volte pensato e detto a tutti coloro che ha amato e che ora sono preziose nella loro definitiva irreversibilità: addio.

Guarda l'uomo a terra, guarda la pistola nella propria mano. Guarda i poliziotti, gridano di alzare le mani, di buttare l'arma a terra, gli puntano le loro contro.

La pistola è pesante, ora, in fondo al braccio. È scarica, ma la alza di scatto. 

È calmo, mentre lo crivellano di colpi.

Addio.

 

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