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lunedì 13 febbraio 2012

Nun te temo

Questa foto è straordinaria. Fa ridere, che è di per sé già un pregio, ma lo fa con grazia sfrontata. La grazia e la sfrontatezza sono peculiari della gioventù, quindi ci piace pensare che chi ha concepito quest'immagine sia giovane.

Ma la fotografia va al di là delle intenzioni di chi l'ha composta.

 C'è un autobus, umanizzato, che corre nottetempo in una bufera, e parla non in un italiano corretto, ma con l'accento che probabilmente viene parlato a Roma da migliaia di anni, anche con idiomi diversi. Un accento che è sempre in bilico fra la capacità di sacrificarsi e la cinica vigliaccheria.

Il bus antropomorfo è quindi romano, profondamente romano, perché è coraggioso ma ironico, perché è certo, come Alemanno ci ha insegnato, che il suo sacrificio non servirà a nulla, visto che rimarremo tutti a piedi.

Ciononostante, egli combatte e fa un pernacchione alla potenza dell'avversità meteorologica. Come, a volte, anche noi facciamo quando non abbiamo nessuna possibilità di vittoria, e ci sentiamo bene, dopo, e sorridiamo.

Fra i fari del 200, infatti, mi sembra d'intravedere un ghigno.

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