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martedì 21 febbraio 2012

Il tacco rotto, prima parte

La storia che segue consta di quattro parti. Terminerà venerdì. Grazie.

La bottega è piccolissima, sporca, ingombra di ogni genere di oggetto connesso al suo lavoro, chiodini, pezzi di cuoio, tacchi di varie forme e dimensioni, oltre a un'imprecisata massa di avanzi di pelle, liquami depositatisi nel corso degli anni. Più di trenta.

Era diventato calzolaio per passione, per il desiderio di riparare, per prima cosa, e poi di riparare cose di cui le persone avevano bisogno per camminare. Gli sembrava una cosa importante, quando aveva iniziato come apprendista. Ricordava il batticuore di vedere tutti gli utensili schierati in bella mostra, nella bottega allora immacolata, quando aveva fatto il grande salto, s'era messo in proprio.

 

Ho un mestiere, si diceva, sono un calzolaio. Un ciabattino, no, gli sembrava un nome poco onorevole, che evocava gente che si trascinava per caso con ai piedi roba non meglio identificata, sformata, agonizzante, cui lui doveva far rivivere parte della passata bellezza.

La bellezza era importante, nel suo lavoro, non bastava riparare un paio di scarpe da donna, ma si doveva restituire loro l'antica, sensuale baldanza, onde tornassero a sollevare le gambe femminili con grazia e fermezza. La stessa cosa per le scarpe da uomo, per renderle sicure, affidabili. Il maschile e il femminile sono privi d'incertezze, quando si tratta di scarpe, grazia o forza, niente di meno e niente di diverso.

Poi c'erano stati anni bui, nei quali non ricordava il motivo di avere tanta cura dei suoi clienti. Loro se n'erano accorti, s'erano diradati ed era più facile comprare un altro paio di scarpe che riparare quelle vecchie. Depressione, gli disse il vecchio medico che aveva ereditato dai suoi genitori, parola vaga che non restituiva il senso d'inutilità che pian piano si era impossessato di lui. Però, passa sempre più tempo chiuso nel negozietto, con la serranda abbassata, a non far nulla, a guardarsi intorno, o a dormire sulla sedia. Apre lo stretto necessario per sopravvivere, per racimolare i pochi soldi che devono garantirgli la vita frugale che ha sempre condotto.

Una mattina lo sorprende una ragazza nell'atto di sollevare la saracinesca. È davvero presto e lei è giovane, gli ricorda un viso di tanti anni prima. Gli stessi occhi accesi, lo stesso biondo incandescente, falso, forse. Ma cosa è vero, per chi sogna su una sedia?

Entra nel negozio precedendolo, una busta di plastica in mano.

 

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