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venerdì 2 settembre 2011

Alla fine 2

Il post "Alla fine" ha generato alcuni interessanti commenti. In particolare, abbiamo pensato che sarebbe stato bene pubblicare quello che segue, proveniente da un'addetta ai lavori.

"L’accanimento terapeutico consiste in quei trattamenti medici, in assenza dei quali un paziente è destinato in breve tempo a morte certa, ma che sono inutili a prolungarne la vita, o la prolungano troppo poco per giustificare i loro altri effetti, o addirittura comportano un alto rischio di abbreviarla; oppure che risultano insopportabili al paziente, o causano il prolungamento di una condizione per lui insopportabile."

Questa è la definizione (apparentemente scontata) che ci suggeriscono i testi. Questo è quello che, stando realmente a contatto con persone che soffrono e che stanno termiando il loro percorso, dovremmo essere in grado di evitare in tutti i modi.


Non è mai facile però intuire cosa sia meglio per il paziente che ci troviamo di fronte, non è facile capire il suo stato d'animo e i suoi desideri e bisogni, sia per le nostre mancanze, sia per le innumerevoli reazioni e stati d'animo della persona assistita, generati dalla malattia.
Essendo la morte la fine certa di un percorso, capita a tutti noi di porsi questo tipo di domande che a mio avviso, non troveranno risposta, mai, in quanto non abbiamo possibilitá di replica e a un'unica decisione segue un'unica azione.
Agire con amore è l'unica cosa che può assolverci da potenziali "errori".

Veronica Eleuteri

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