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mercoledì 14 settembre 2011

Ridere

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Caro Vittorio,
tu non mi conosci ma io conosco te.
Per la precisione era una domenica d'inverno del 1971.
Avevo 4 anni e con i miei genitori andai in una sala parrocchiale del mio paese. Era una delle prime volte che entravo in un cinema.
Il film era già cominciato e nel buio la prima immagine che vidi eri tu, vestito da guerriero medioevale con i capelli alla samurai, sopra un cavallo bianco. Una dolce donzella, in un bosco, viene aggredita da un gruppo di briganti. Tu, che sei poco lontano, urli alla tua sparuta armata : “Avanti miei pugnaci!”, e parti al galoppo per salvare la ragazza. Ma la tua armata non si muove.

Da solo, a colpi di spada, sconfiggi i cattivi. Dopo aver fatto salire la fanciulla sul tuo destriero ritorni dall'immobilizzata schiera e con tono basso ma carico di rimprovero li apostrofi così: “ Quando dico avanti miei pugnaci dovete avanzare e pugnare. E sennò ci pigliamo per lo deretano!” A questo punto, ci eravamo appena accomodati sui sedili di legno, nel buio della sala sentii una risata sonora e convinta.
Era mio padre. Rideva di cuore e per me era la prima volta che lo vedevo così. Da quel giorno a casa, quando era di buon umore, non faceva che ripetere questa battuta.
Da allora io ho cominciato a ridere per le cose che facevano ridere lui.
Perché essendo un uomo fondamentalmente preso da mille problemi, la sua risata era un evento, aveva qualcosa di raro e prezioso.
Ogni volta che ti rivedo, Vittorio, sopra quel cavallo bianco che raglia come un ronzino, quando tremi perché non vuoi attraversare un esile ponticello di legno che tu chiami “cavalcone”, quando prendi a frustate una sadica dama urlando “Che fai, sgodi?”, quando gridi a squarciagola “Branca, Branca, Branca!” io penso a quella persona che per me vive ancora nonostante quattro anni fa abbia cessato di esistere concretamente. E insisto a credere che ridere sia la più bella forma evocativa per stare insieme alla parte migliore di lui.
Di questo, Vittorio, ti ringrazio di cuore.

P.S.
Non sei stato il solo, ma per me sei stato il primo."

Andrea Lolli

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