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giovedì 8 settembre 2011

Emanuela 2

Riceviamo e pubblichiamo, sperando che prima o poi finisca.

"Vorresti che ci parlassimo, che non scrivessimo più su questo blog, così da ricevere tutta la comprensione dei lettori, farmi passare per la cattiva strega che ha allontanato il marito perché non l'ha mai rispettato, non è stata, come dici tu, indulgente, insomma non l'ha mai amato.
Troppo facile. Hai cominciato tu questo gioco e non ti permetterò di finirlo, finché Lorenzo ci pubblica.

In questi anni tu hai fatto da spettatrice perché lo volevi fare, perché ti sentivi inadeguata, perché eri, come diceva Marco, una donnetta rinsecchita dal rancore. Per chi? Per quelli che vivevano la vita a viso aperto, senza le migliaia di paure che t'impedivano di fare qualunque cosa.
Hai fatto il giudice delle coppie, nessuna era abbastanza, nessuna andava mai bene per la Principessa dell'Amore, nessuna era mai abbastanza felice. Il tuo sogno non era avere un compagno vero, concreto accanto a te, ma era che tutti si lasciassero, dimostrandoti che l'amore è confinato solo nelle favole e non è possibile averlo nella vita reale.
Pensi che non ricordi quello che mi dicevi al liceo, gli io farei così e colì, Arianna sbaglia questo e Giovanni sbaglia quello, e dovrebbero, dovrebbero, dovrebbero. Un rapporto per te è sempre stato un lavoro duro e faticoso in cui l'ultima delle questioni era la gioia che poteva portare. La verità è un'altra.
Non hai mai avuto un uomo accanto perché sei brutta, non in modo patologico, ma ingrandito dal fatto che sei sciatta. Consideri la tua femminilità un nemico, qualcosa che possa disorientare eventuali compagni. No, tu vuoi essere dura e pura, vuoi che ti desiderino per come sei, al di là del fatto che tu possa essere anche gradevole.
Ma dalla tua lettera ho capito cosa ha intravisto Marco in te: la possibilità di riposarsi, di non doversi confrontare con una donna vera in un vero matrimonio, con delle vere discussioni e liti, perché no. Ha visto la cara, vecchia donna anteguerra che non lo mette mai alla prova, che, certo, non lo stimola ma che si mette a zerbino davanti al suo volere. Una donna che chiama rispetto la propria melensa vigliaccheria, la paura di perderlo, e che quindi non gli si oppone mai.
Mi fate schifo, siate felici.

Emma"

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