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domenica 11 settembre 2011

In pensione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Papà ama il suo lavoro perché ama te.

Mia adorata,
proverò ancora a varcare quella sbarra accostando a essa un consunto tesserino.
Mi accoglierà probabilmente un imperioso fischio prolungato e la scritta sul display "Non autorizzato".
Così, con la morte nel cuore, mi recherò allora dal portiere, educatamente, pregandolo di restituirmi l'anima, per favore.

Dev'essere rimasta incastrata tra le colonne di cemento, spalmata sui tavoli della mensa, stampata sulle lamiere delle presse che non ci sono più, tornita, sabbiata, avvolta dalle bobine.
È rimasta appollaiata tra le righe di ogni pagina, in tutti quei manuali, sui passamano, sulle ringhiere e anche sulle scale.
Chiusa dentro gli ascensori, proprio lì, al quarto piano, e anche giù, nei sotterranei, negli armadi, e pure in ogni minuteria.
E' stipata negli angoli di tutto l'edificio, nei magazzini, nei bagni, tra le pareti consumate e i volti dei potenti e nuovi signori.
E' visualizzata sugli schermi, stampata e analizzata dagli scanners.

"La prego, signor portiere", gli dirò, "me la restituisca."
"Non posso", risponderà, "ormai è patrimonio dell'azienda,
e poi si è così radicata
che difficile sarebbe la faccenda."

Deluso e rassegnato, non mi rimarrà che andar via,
sapendo bene che lì resterà
per molto tempo ancora,
il ricordo delle mie grandi speranze,
nonché l'anima mia."

Elena Capparelli

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