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sabato 24 settembre 2011

Di palo in frasca

Perché si dice "saltando di palo in frasca" invece di dire "cambiando bruscamente argomento"?
L'ho capito giorni fa, chiacchierando con una conoscente all'angolo di un bar dove avevo appena finito di consumare l'ennesimo caffè mattutino.
Stavamo parlando, mi sembra, di quale scuola scegliere per le nostre irrequiete ma talentuose figlie, onde non inserirle in un gruppo in cui potrebbero poi sentirsi spaesate e nello stesso tempo tentando di correggere, tramite le buone compagnie, alcune superficialità e storture che ci era parso d'intravedere nelle giovinette.
Sempre le stesse storture, poi: superficialità, disattenzione, egocentrismo, pigrizia. Come se a tredici anni dovessero essere profonde, attente, generose socialmente, attive intellettualmente, nella direzione che noi pensiamo sia giusta, oltretutto.
Come se noi, alla loro età, lo fossimo stati.

Stavo per esprimere questo dubbio quando la mia conoscente mi ha detto: "Ma, saltando di palo in frasca, tua cognata fa ancora le iniezioni di botulino? Ne avrei bisogno."
È stato "bisogno" che mi ha colpito. "Mi piacerebbe farle" l'avrei accettato, credo. Bisogno no.
Si ha bisogno dell'acqua in un deserto, di conforto dopo la scomparsa di una persona cara, di tranquillità dopo un lungo periodo di sfortunate coincidenze che ci hanno portato sull'orlo della disperazione. Non si può avere bisogno del botulino per spianare le rughe della fronte.
Quindi, si dice "saltando di palo in frasca" perché si passa da una conversazione più o meno interessante, più o meno solida (il palo) a una priva di senso, malsicura, scivolosa (la frasca).
Nella conversazione di cui sopra c'era un'aggravante: la signora stava disperatamente cercando una scuola che evitasse alla figlia di diventare come lei.
Non ho nulla contro la chirurgia estetica, ma non posso fare a meno di pensare che la signora abbia volontariamente intrapreso la conversazione sulla scuola, dopo il nostro casualissimo incontro, solo per arrivare alla domanda clou sulle iniezioni di botulino.
"Sì, le fa ancora", ho risposto, "vuoi il numero?"
Ovviamente lo voleva.
"Dio, com'è tardi", ha detto, dopo averlo annotato sul suo cellulare, "a parlare con te si perde la nozione del tempo." Erano passati circa quattro minuti.
Mi ha salutato in tutta fretta, augurandosi di riincontrarci presto.

Mia cara signora, così, per saltare di palo in frasca, vaffanculo.

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