Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

domenica 11 settembre 2011

Lettera a mia nonna

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Cara nonna,
io e te non abbiamo mai avuto il modo di parlare veramente a quattr'occhi ma adesso che hai abbondantemente superato la novantina e che una soave demenza senile ti protegge dal mondo che ti circonda, ho deciso, con estremo ritardo, di esprimere quello che penso nei tuoi confronti.
Ogni tanto rivedo la foto di gruppo del matrimonio dei miei genitori: mia madre, mio nonno (padre di lei), il mio papà (tuo figlio) e te, con un cappello che fa ombra sul tuo viso. Tutti sorridono felici, tu no.

Per anni ho riso su quest'immagine ma adesso che tutti i frammenti del mio passato cominciano a comporsi come in un autonomo mosaico mi rendo conto che non c'è niente da ridere.
Quella lugubre e torva serietà, quel palese odio nei confronti di un avvenimento che avrebbe portato alla costruzione di un nucleo familiare, tu lo hai sempre riverberato in tutti questi anni, senza mai frenarti, scatenando lacrime, litigi, incomprensioni di cui io e mio fratello eravamo, da bambini, inconsapevoli testimoni.
Non ho un buon ricordo della mia infanzia e una degli artefici sei stata tu.
E quando, qualche anno fa, mio padre, che già sapeva che da lì a poco sarebbe diventato un indelebile e costruttivo esempio nella mia coscienza, mi disse “quando non ci sarò più prendetevi cura di vostra nonna” ho sentito questa frase solo come un meccanico dovere, qualcosa che dovevamo fare semplicemente perchè eri la madre dell'uomo che ci ha dato tutto.
Quando, meno di un mese fa, ti sei rotta il femore e io sotto il sole cocente di ferragosto sono venuto ripetutamente in ospedale per tenere sotto controllo le ovvie negligenze sanitarie che d'estate diventano più evidenti, non sono mai stato mosso da un senso di affetto, di amore, di riconoscenza nei tuoi confronti. L'ho fatto solo per evitare che mia madre, quella tanto odiata nuora che adesso si occupa di te per amore del marito scomparso, non si affaticasse facendo la spola dal paese dove vive a Roma.
E' vero, questo è il senso della famiglia. Ma in questo periodo mi rendo conto che i componenti di essa, che vivono di un affetto che nasce per diritto divino, col tempo possono trasformare questo amore dovuto in qualcosa di vero, di veramente indissolubile. La vera forza di un gruppo familiare non si manifesta quando nasce ma col tempo.
E tu nonna per me sei solamente un dovere.
Ormai sono anni che non mi riconosci più anche se fortunatamente la tua salute è ottima e il tuo fisico è di acciaio.
Quel tuo modo estraneo di guardarmi non mi fa soffrire anzi evidenzia un distacco che solo adesso sento di poter esprimere.
Voglio che tu sappia che non ti mancherà mai il mio aiuto ma per amore di altri, non nei tuoi confronti.

Tuo nipote"

Nessun commento:

Posta un commento