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domenica 25 settembre 2011

Ciao amore

Vivo una condizione piuttosto bizzarra, in questi mesi. La mia amata nipote Sofia si è trasferita a Londra, e negli stessi giorni si è trasferita lì anche la mia figlia artistica, che definisco così per sminuire pudicamente l'enorme affetto paterno che ho nei suoi confronti.
Sono sicuramente, a parte Lucia, mia figlia, le giovani donne il cui destino mi sta più a cuore. Che entrambe vivano nella stessa città, la cui letteratura, teatrale e non, mi ha formato, mi sconcerta.

C'intravedo un segno del destino, non una semplice casualità, una sfida a cui io, non loro, sono sottoposto. Una specie di prova generale per quando anche l'irrequieta e strabordante Lucia, luce dei miei occhi, mi saluterà. E Andrea, mio nipote, mio caro amico, sul piede di partenza di qui a poco.
La famiglia è un concetto strano, non dipende solo dalla genetica, ma i legami che si formano al suo interno, non solo per consanguineità, per frequentazione, ma soprattutto per affinità, sono inscalfibili.
Mia madre, quando guardavo l'orologio alla fine di una delle visite che riuscivo a ritagliare nel mare degli inutili affanni quotidiani, mi diceva:
"Vai, se devi andare. Del resto è così, i figli prima li fai e poi li perdi."
Ho scoperto, nel tempo, che questo non è valido per tutti. Vale per noi, che tentiamo di educare i figli a cercare qualcosa in più di quello che hanno. "Voglio di più di quello che vedi", ha cantato Pino Daniele.
Ciò detto, mi manca mia nipote Sofia, mi manca Virginia e mi manca, in prospettiva, anche Lucia. E Andrea.
Soprattutto, vorrei evitare loro di soffrire e di combattere. Però, così facendo, eviterei loro anche di essere felici. Quindi, va bene così. Sono gente tosta, ce la faranno.
Sono io che non sono più così tosto.

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