Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

venerdì 23 settembre 2011

Influenza

Non ci piace il blog diaristico, come speriamo avrete notato, tendiamo non a descrivere, con voi, quello che accade nella contingenza, ma proviamo a sorridere o a porre questioni o a raccontare storie che prescindano dal giorno nel quale ci troviamo a leggere o a scrivere.
Ma non posso fare a meno di ammettere che ieri ho contratto la prima influenza della stagione. Sono passato al singolare perché scrivere "abbiamo contratto" sarebbe stato ridicolo oltre che vagamente iettatorio nei vostri confronti.
Devo descrivervi come si sviluppa la mia influenza, da tempo immemorabile.

Inizia con una bizzarra sensazione alla narice sinistra, un freddo vuoto che mi provoca impercettibili brividi sù per la schiena. Niente di grave, ma so che ormai il male mi accompagnerà per i giorni seguenti.
Faccio finta di niente, ma i microorganismi preposti all'infezione continuano la propria opera distruttrice e il mio debole sistema immunitario tenta di reagire come meglio può.
Si sviluppa un'epica battaglia che a volte ha condotto la mia temperatura a gradazioni insensate, 41°, 42°, destando la preoccupazione di chi mi è vicino.
Faccio un lavoro nel quale non è prevista la sosta per malattia, quindi più e più volte sono andato in scena con una febbre, come si dice, da cavallo.
Se invece non sto lavorando in teatro, mi lascio andare al sonno, intermittente ma talmente profondo da somigliare a una serie di brevi svenimenti, perdite di conoscenza istantanee, da narcolettico.
Nei momenti di veglia, la straordinaria mole di responsabilità di cui normalmente mi sento portatore svanisce e torno a essere un cinquenne ammalato, niente di più.
Questo inquieta sommamente mia moglie Claudia che, abituata a un uomo adulto e combattente 24 ore su 24, si trova smarrita con accanto questo bimbetto silenzioso e ultradormiente.
Crede che da un momento all'altro mi addormenterò per non svegliarmi mai più. Non crediate che esageri, se ne sentono tante e questa sarebbe una fine che francamente mi calzerebbe a pennello. Nessuno strepito, nessuna lunga malattia, perdita di conoscenza protratta all'infinito.
Ovviamente, dopo un paio di giorni mi riprendo e allungo i tempi di veglia fino a tornare normale.
Ma cosa sento io, addormentandomi e svegliandomi ciclicamente?
Non ci posso far nulla, ecco cosa mi ripeto. Mi lascio andare al fondo del minimo di coscienza individuale, sperimento la fine della capacità d'intervenire sugli eventi che presume di avere l'uomo.
Torno, per essere chiari, un animaletto che non può nulla contro qualcosa che non capisce, finita la letteratura, la poesia, le guerre, il sesso, finito tutto quello che ha fatto progredire l'essere umano fino a conquistare, con la sua presenza ingombrante, il pianeta che lo ospita.
Mi sembra di capire qualcosa che però non afferro con certezza, di essere in equilibrio tra il fare e il subire, in armonia.
Poi l'influenza passa, e torno me stesso.
Ecco, ho voluto scrivere questo post prima che la sensazione terminasse, per mettervene a parte. Vuol dire qualcosa, è come un messaggio in una bottiglia che non si legge perfettamente, ma che sappiamo contenere una verità semplice e utile, chissà quale.

Mi sono addormentato tre volte, mentre scrivevo. Spero che non si noti.

Nessun commento:

Posta un commento