Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

giovedì 1 settembre 2011

K.

È uscito un libretto di Philip Roth che s'intitola "Guardando Kafka". Poche paginette, un gioco, che però merita di essere considerato e commentato.
Dopo un'interessante lezione su Kafka e il suo genio, molto colloquiale, tesa a stabilire una questione che il lettore non capisce bene quale sia, segue un piccolo racconto in cui Roth narra di una zitella ebrea che viene corteggiata da un grigio e schivo professore emigrato negli Stati Uniti, anch'esso ebreo, scampato alle persecuzioni antisemite.
Il fidanzamento fra i due non si compie, per l'irresolutezza del professore o forse per una sorta di nichilismo che abbraccia l'uomo e la donna, o forse ancora, semplicemente, perché il professore decide che la signora non gli piace abbastanza. Quel professore, però, in una delle acrobazie di storia parallela che spesso divertono Roth, è Franz Kafka, salvatosi dalla tisi e dal successivo Olocausto, e ormai vecchio e stanco.

Ma K. non è quello che conosciamo noi: ha distrutto personalmente i suoi scritti, come prima di morire, nella realtà, chiese di fare al suo amico più caro (il quale, per fortuna, si guardò bene dal compiere la sua volontà).
Ora, Kafka non è il cantore dell'inadeguatezza dell'uomo di fronte alla propria esistenza e alla solitudine, non è l'autore de "La tana" o del "Processo", non è l'uomo che ha scritto uno dei più folgoranti incipit della storia della letteratura:

"Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni tormentosi si ritrovò nel suo letto trasformato in un insetto gigantesco. Giaceva sulla schiena dura come una corazza e sollevando un poco il capo poteva vedere la sua pancia convessa, color marrone, suddivisa in grosse scaglie ricurve; sulla cima la coperta, pronta a scivolar via, si reggeva appena. Le sue numerose zampe, pietosamente esili se paragonate alle sue dimensioni, gli tremolavano disperate davanti agli occhi."
Franz Kafka, La metamorfosi, 1915.

Nell'universo del racconto di Roth, Kafka non è uno scrittore, è soltanto un grigio e schivo professore di un college americano.
Ci si aspetterebbe che l'intero mondo, quello dove il Kafka parallelo vive, dove corteggia tristemente zitelle prive di fascino e alla fine rifugge dall'unirsi a loro, sia completamente diverso da quello dove viviamo noi, in cui è stato uno degli autori più influenti del Novecento.
Invece no. Tutto è identico, salvo che per il dettaglio che Kafka è vivo e nessuno l'ha mai letto.
Credo che, sottinteso, da parte di Roth ci sia anche il timore che scrivere o leggere non serva, in realtà, a niente. Che tutta l'immensa quantità degli esseri umani non ricavino nessun beneficio pratico dalle opere di uno scrittore, per quanto straordinarie esse siano.
Magari è così. Magari tutti i libri di tutta la storia non servono a niente.

"Tu, però, stai alla tua finestra e ne sogni, quando scende la sera."
Franz Kafka, Il messaggio imperiale, senza data.

Nessun commento:

Posta un commento