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lunedì 19 settembre 2011

Antigone contro Equilibrium nella Valle dei Re

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Mi sembrava doveroso fare una precisazione e una chiosa sia al mio post che a “Equilibrium”.
In realtà, dopo quello che ha così lucidamente scritto Lorenzo, le mie parole rischieranno di sembrare pleonastiche ma credo che una postilla sia necessaria.
Sono perfettamente d'accordo con il post di Gioielli che integra ciò che in realtà avevo omesso forse per sottolineare, in maniera un po' tagliata con l'accetta, l'aspetto più epidermico del mio discorso.
L'equilibrio non è importante, è fondamentale. Ma è legato a un buon senso che nasce da una doverosa e profonda conoscenza di noi stessi che nel corso degli anni rischia di essere un lavoro parallelo che purtroppo non è valido per la retribuzione dei contributi.


Quando dico che da un certo punto della nostra vita è importante dire di no, certo non parlo di una contestazione simil giovanile che porta a dare un calcio a tutto e andare in giro alla recherche di un supposto tempo perduto.
Mi riferisco a qualcosa che possa assomigliare a noi stessi ma nel senso più minuzioso. Non assecondarci, ma capirci.
Non fare le cose che desideriamo ma che siano giuste per noi, non in senso canonico ma personale.
E questo richiede un grande lavoro su noi stessi che sarà sempre parziale e incompleto. D'altronde il cervello è una grande scatola nera fatta di imprevedibili e diaboliche autodifese che alle volte mi ricordano il Cube dell'omonimo film (lo so, perdonatemi, sono un citazionista).
In tutta questa apparentemente egoistica rielaborazione spesso si inseriscono anche dei “no”, che possono farci paura, che possono, agli occhi degli altri, sembrare dissonanti ma che portano, in realtà, a una maggiore attenzione su noi stessi.
Nell “Antigone” Creonte dice sempre sì per la ragion di stato ma poi si ritrova con tre nipoti morti e un figlio suicida (Emone). Nessun drammaturgo ci ha raccontato il seguito della sua storia ma non credo sia stata brillantissima.
I nodi vengono sempre al pettine, per questo bisogna ascoltare i “no” che ogni tanto affiorano nella nostra testa.
Mi accorgo di aver esposto questa “tesi” con una sicumera alla Alberoni e mi viene in mente la giustissima considerazione che Lorenzo ha fatto su Lacan e su chi espone teorie, filosofiche o meno, come se fossero le tavole della legge.
Tutto è opinabile (mi sto contraddicendo?).
E allora per chiudere vorrei citare (aridaje!) Woody Allen quando nel film “Amore e guerra” osa mettere in dubbio i sillogismi di Aristotele con uno suo che, volendo, non fa una grinza:

 Gli uomini sono mortali
 Socrate è un uomo
 Tutti gli uomini sono Socrate"

Andrea Lolli

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