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domenica 18 settembre 2011

Antigone

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Antigone è la giovanissima figlia di Edipo, re di Tebe. Dopo la tragica scomparsa del padre, la ragazza vede anche i suoi due fratelli, Eteocle e Polinice, uccidersi l'un l'altro in battaglia per la conquista del potere. Lo zio Creonte, salito buon ultimo al trono, dispone che Eteocle sia sepolto con tutti gli onori mentre l'altro no.

A questo punto Antigone decide di disobbedire e cerca più volte di seppellire il fratello fino a quando viene scoperta dalle guardie e arrestata. Non volendosi piegare alla ragion di stato rappresentata da Creonte, è condannata a morte da quest'ultimo.
Questa in soldoni è la trama della tragedia di Sofocle e chiedo scusa per lo stile da riassunto delle puntate precedenti.
La ribellione di Antigone è diventata il simbolo delle giovani generazioni sopratutto a partire dal '68, tant'è vero che in quel periodo la regista Liliana Cavani ne fece un film dal sapore apocalittico dall'esplicito titolo “I cannibali”
Ma il grande drammaturgo Jean Anouilh, tempo prima, ne fece una bellissima rielaborazione teatrale.
Era il 1944 e nella Francia occupata il dramma fu attaccato contemporaneamente sia dalla Resistenza che dai Collaborazionisti. Questo sopratutto per la grande scena madre in cui Antigone e Creonte si ritrovano faccia a faccia urlando le loro ragioni in uno scontro fortemente dialettico.
A un certo punto il re dice alla nipote (cito a memoria): ”E' facile dire di no! E' molto più difficile dire di sì!” Probabilmente è questa emblematica frase che urtò sia una parte che l'altra.
Mi viene da pensare che Creonte ha ragione, ma non del tutto.
E' vero, per un giovane è più facile dire no. L'amore per la vita, la convinzione di essere eterni, la legittima aspirazione (o l'illusione) di costruirsi un futuro a propria immagine e somiglianza sono tutti incentivi a fare delle scelte che possono essere controcorrente.
Ma dopo i quarant'anni tutto questo è praticamente impossibile, e qui Creonte ha torto marcio. Non è difficile dire di sì. E' facilissimo. Ed è la dimostrazione che per una ragione o per l'altra (anche plausibilissime), si è persa la passione per la propria esistenza.
A metà della nostra vita dire “no” non è un rifiuto ma una scelta precisa. Una scelta d'amore.

Mii viene in mente una frase del film “In nome del Papa re” di Luigi Magni:
“I rivoluzionari muoiono tutti a vent'anni. Anche quando non muoiono.”

Andrea Lolli

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