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lunedì 5 settembre 2011

Cara Emma 2

Prima una piccola comunicazione di servizio, per Clau: il tuo commento è andato perduto. Ci piacerebbe pubblicarlo come post. Puoi darci la tua autorizzazione scrivendo all'indirizzo di Lettere agli Amanti? Grazie

Ciò detto, riceviamo e siamo costretti a pubblicare.

"Cara Emma,
continuo a chiamarti cara perché non trovo motivi per non farlo, nonostante le tue parole offensive.
È vero, sono l'attuale compagna di Marco. È vero, sono stata una vigliacca a non dirtelo. Del resto, non sembrava mai il momento giusto. Dovevo dirtelo quando mi stavi annunciando che non volevi più vivere? Tu l'avresti fatto? È vero, sono una donnetta, come mi definiva, secondo te, tuo marito. Lo ero, forse, prima che mi conoscesse meglio. O forse lo sono ancora, solo che ora lui non ci fa più caso.
Come ho fatto a portartelo via?

Nessuno porta via nulla a nessun altro, nei rapporti d'amore. Le cose cambiano, tutto qui, gli amori finiscono e nessuno può farci niente.
Sono colpevole? Può darsi, perché sono (ero?) una tua amica e queste cose, per una legge ancestrale e non scritta, fra le amiche non si fanno.
Cosa avrei dovuto fare, allora? Non rimanere da sola con lui in cucina la sera del tuo compleanno? Respingerlo quando ha tentato di baciarmi? L'ho fatto, non con la decisione che avrei dovuto avere, ma l'ho fatto.
Però, quando sono rimasta fra le sue braccia, nulla ha più contato per me, nulla della mia vita precedente ha più avuto rilievo, né tu, né la nostra amicizia, né il fatto che foste sposati. Lo volevo e lui voleva me, nient'altro. E continua così.
Ti dispiace se sono felice anch'io? Non ti sembra il caso di pensare ai motivi che l'hanno allontanato da te, che l'hanno spinto fra le braccia di una donnetta? Sempre che ci siano, quei motivi.
Fossi in te ci rifletterei.
Quando finirà, perché so che con Marco finirà, a me rimarrà solo qualche bel ricordo di una vita che, lo sai, con me è stata sempre molto avara.
Mi sono vista sfilare davanti decine, centinaia di matrimoni e rapporti che erano chiaramente sbagliati, squilibrati, in cui le due persone coinvolte non avevano la minima nozione di rispetto reciproco, di indulgenza nei confronti dell'altro, di amore come lo intendo io.
Mi domandavo in cosa sbagliassi, e forse erano proprio questi mie pensieri l'errore che mi pregiudicava qualsiasi speranza di non rimanere sola.
La solitudine tu non l'hai mai provata. È dolorosa, non ha rimedi, ti uccide a poco a poco.
Mi sono presa una vacanza da me, dal mio essere irreprensibile, affidabile, e così grigia, come anche tu sai perfettamente. Ho pensato a me. Di questo sì, sono colpevole.
Se vuoi parlarmi sono a tua disposizione. Mi sembra che la pazienza dell'amministratore di questo blog e dei suoi lettori sia già stata messa alla prova duramente.

Emanuela"

1 commento: