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venerdì 14 ottobre 2011

Aperitivo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Un bar elegante dove si è appena svolta la premiazione della gara di golf di stamattina. Sono fuori a fumare una sigaretta. La porta si apre e vedo uscire una coppia. Lei si muove con un girello, a fatica. Il girello ha una parte imbottita, una seduta. Lui la aiuta a camminare, poi a sedersi. L’operazione richiede qualche minuto. Li aiuto.
- Tutto questo per una sigaretta – dice lui. Il tono della sua voce tradisce una certa esasperazione.

- E con questo? – risponde lei – Quando mi va una sigaretta, voglio fumare una sigaretta. Possibile che non lo capisci?
Poi si rivolge a me, mi chiede da accendere. Le sue mani tremano vistosamente.
- Torna pure dentro, Rossano. – dice al marito. Lui non se lo fa ripetere, fa per allontanarsi.
- Rossano. – lo richiama lei – Poi mi prendi una di quelle tartine col salmone?
- Una di quelle tartine come?
- Quelle col salmone.
- Ma ne hai già mangiate una decina, di tartine – dice lui.
- Quelle col salmone non le ho ancora assaggiate.
- Be’ – dice lui, ancora più esasperato – questo è grave, dobbiamo rimediare.
- Ci vado io appena finiamo la sigaretta – intervengo. – Lei stia pure tranquillo.
- Non approfittare della signorina, Grazia. – dice Rossano.
- Che dice? – rispondo sorridendo – anch’io voglio assaggiarne una.
Mi posa delicatamente una mano sulla spalla e mi ringrazia. Entra. Attraverso la porta a vetri, lo vedo sorseggiare un bicchiere di vino.
- Per fortuna, a casa, ho una badante – dice la signora rivolta a me. – Fosse per lui…
- Sono tutti così, gli uomini – dico io. Voglio che mi senta solidale.
- Quando ero giovane e bella come lei, lui era diverso.
- Cambiano appena cominciano a darci per scontate – le rispondo. –Mio marito è già così da un po’. Pensi, l’ho sposato lo stesso, non è neanche un mese.
- Oh, che bello – dice. – Tanti auguri.
La ringrazio e restiamo a fumare in silenzio per qualche secondo.
- Ha un bellissimo anello. – le dico.
È la verità. Nonna Clelia si rivolterà nella tomba. Inorridirebbe perché faccio un apprezzamento così materiale ad una persona che non conosco. O forse no. Anche lei capirebbe che le buone maniere vanno interpretate, che la signora ha bisogno di sentirsi apprezzata per quello che pensa di non avere più. Si vede che ci tiene. È vestita in modo impeccabile, i capelli candidi sono perfettamente tagliati e pettinati. Il viso, leggermente gonfio, per le terapie, immagino, è truccato con cura.
Intanto ho finito la sigaretta.
- Allora – dico alla signora – tartine al salmone, una per lei e una per me.
Entro nel bar e mi metto a cercare le tartine. Non è semplice, però. Tutti, golfisti e non, si sono avventati sul buffet ed è un’impresa arrivare a prendere qualcosa.
Per fare un piatto con qualche tartina al salmone impiego un tempo che mi sembra infinito. Poi mi precipito fuori, preoccupata per Grazia che immagino ancora sola.
Il marito l’ha raggiunta. Si è seduto sul gradino d’ingresso.
Lei sta già mangiando una tartina e lui le mostra un’altra cosa. È un dolcetto scuro.
- Visto? – le dice – Sono i tuoi preferiti, quelli col cuore di cioccolato.
Si guardano negli occhi e, in quel momento, è come se fossero soli, anche se molte altre persone sono uscite dal bar.
Torno dentro. Per fortuna non piango facilmente.



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