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martedì 18 ottobre 2011

Derby

Roma vs Lazio, per me, è il Derby.

"Nel corrente uso giornalistico e popolare, si definisce derby o stracittadina una partita di calcio giocata tra due squadre della stessa città. Per estensione, il termine derby può poi indicare un incontro molto sentito fra squadre con accese rivalità agonistiche." Da Wikipedia.

Io sono diventato davvero romanista il 9 dicembre 1973. Avevo dodici anni.
La Lazio era favorita, ma la Roma era andata in vantaggio con un gol di Negrisolo. Nel secondo tempo entrò, al posto del giovanissimo D'Amico, Franzoni, un giocatore acquistato in estate dal Sorrento. La prima palla che toccò entrò in rete. Poco dopo, segnò anche Giorgio Chinaglia, fissando il risultato sul 2 a 1. Quell'anno, la Lazio conquistò il primo scudetto della sua storia. Franzoni giocò 20 partite, segnando 3 reti. Credo che racconti ancora dell'incredibile esordio all'Olimpico.

Io stavo facendo i compiti, studiavo il Medioevo, mi pare, ma seguivo la partita per radio, Tutto il calcio minuto per minuto.
Il dolore che provai al gol di Chinaglia lo ricordo ancora adesso. Totale, senza possibilità di rimedio né di consolazione. Una parte di me lottava per restare razionale, mi dicevo che i casi di alcuni ragazzoni che sgambettavano su un prato non potevano riguardarmi, ma il dolore persisteva e, anzi, cresceva, diventando fisico, provocandomi un feroce mal di testa che non si acquietò neppure andando a letto quella sera.
Appartenevo, ormai, al popolo dei romanisti.
Forse per quell'imprinting così penoso mi sono sempre sentito tifoso giallorosso nei momenti sfortunati, raramente in quelli felici.
Comunque sia, una vecchia pubblicità della Coca Cola recitava che non si sceglie né la propria madre né la squadra di calcio di cui si è tifosi. È vero, il sentimento di appartenenza che si avverte è talmente profondo da essere incomprensibile e inizia in un istante violentissimo e casuale, come la nascita.
Per questo, quando mia figlia stamane si è svegliata e mi ha detto che si sentiva tristissima per aver perso il Derby (fino a ieri sembrava che del calcio non gliene fregasse assolutamente nulla) ho capito che era accaduto di nuovo. L'ho stretta forte, vedendo il futuro e comprendendo quello che di meraviglioso e di tristissimo avevo vissuto in questi lunghi anni di tifo (fra tutti, il gol di Pruzzo su cross di tacco di Falcao in Roma - Fiorentina del 1983 e la sconfitta nella finale della Coppa Campioni contro il Liverpool) o sapendo che vivrà emozioni talmente profonde da essere uniche.
Il Calcio è un mistero, una potente metafora della vita racchiusa in undici regole. A volte vincono i Buoni, a volte i Cattivi, o i Deboli, o i Forti, e prima della partita nessuno può prevedere con sicurezza cosa accadrà, anche se tutti lavorano per eliminare qualunque incertezza, qualunque possibilità di sconfitta.
Ma basta un rimbalzo imprevisto della palla, un improvviso raggio di sole negli occhi del portiere, un errore dell'arbitro, anche in buona fede, e il pronostico viene rovesciato.
Come la vita, appunto.
Benvenuta, cara Lucia, spero che per te le gioie siano più dei dolori. Ritieniti, comunque, fortunata.

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