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domenica 23 ottobre 2011

Uccidere, seconda parte

Si sposta con calma, senza fretta scende dalla sua auto.
Alle sei del mattino è davanti al portone della donna. Chiara Salemi. Controlla il cognome sui citofoni, che sono sistemati in alto, all'altezza della parte superiore della sua testa. In alto, per lui. Per chiunque altro all'altezza del petto, come minimo. Uno sguardo brevissimo, di passaggio. Salemi - Martelli, il terzo da sotto a destra. È l'edificio giusto.
Continua a camminare, riattraversa la strada, si risiede in auto. È quasi invisibile, affondato nel sedile del guidatore.
Non ha dormito, ma non ha sonno. Il primo giorno della caccia è sempre così. Passa la notte a rigirare la foto nelle mani, la guarda e la riguarda, cercando non sa neanche bene lui cosa. Capirla, nella profondità del suo essere, aderire come una seconda pelle alla sua futura vittima. Talvolta è più difficile, ha bisogno di più tempo.

Ha scoperto che se si segue una persona per una settimana è assai difficile non avere un quadro generale delle sue attività. Sette giorni sono un sufficiente campione statistico per sapere con ragionevole approssimazione qual'è la routine della persona che deve uccidere. Questo è il motivo per cui evita di fare troppe domande al committente. L'odio e l'interesse, le due principali cause per cui sono richiesti i suoi servizi, distorcono la descrizione della persona che vogliono eliminare. Non è raro che il committente descriva erroneamente la vittima, sbagliando anche una cosa semplice come la statura. È una cosa a cui lui fa particolarmente caso, per ovvi motivi, un killer nano, o quasi, non può ignorare la questione.
Nano, o quasi. È il quasi che lo fa sorridere, la sua faccia si copre di denti.
Si mette comodo ad aspettare Chiara Salemi, la donna che ucciderà.

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